Educate a non istruirsi
di Liliana Moro

 

Il rapporto delle donne con le istituzioni di trasmissione della cultura passa per la linea di confine che separa educazione e istruzione.

Istruzione negata

Educazione profusa a piene mani e volta a

1. reprimere il corpo e la sessualità femminile visti come un pericolo

2. presentare il lavoro di cura, le attività domestiche, come un’attività piacevole e femminile

Il progetto di controllo del corpo femminile è questione antica:

Nell’antica Grecia la differenza nell’educazione delle ragazze spartane e ateniesi è illuminante:

a Sparta si dava molta importanza alla formazione fisica e morale, che era pienamente gestita dallo stato a partire dai sette anni e affidata ad un responsabile apposito: i ragazzi venivano addestrati in tutte quelle attività sportive di gruppo che dovevano renderli dei forti combattenti, la scrittura veniva insegnata per la sua utilità, ma la letteratura e l'arte non facevano parte del percorso educativo previsto dallo stato, la danza e il canto erano però ritenuti momenti fondamentali nella formazione. Anche l'istruzione delle ragazze era seguita con cura. Le donne spartane non erano segregate in casa come le ateniesi e lo sport era molto importante nella loro formazione: praticavano la corsa, la lotta, il salto, il lancio del disco e del giavellotto, perché il loro corpo doveva essere in grado di sostenere le fatiche del parto e dare figli sani alla patria. A differenza dei loro fratelli e amici non venivano, però, irreggimentate in gruppi di addestramento e rimanevano nelle loro abitazioni. La loro libertà nel vestire è ricordata con scandalo da scrittori di altre città, ma venivano apprezzate e ricercate dovunque come balie forti e sane.

Invece i cittadini di Atene non erano addestrati all'uso delle armi e la loro formazione era morale, culturale e politica. Era riservata esclusivamente ai maschi, poiché le donne non erano considerate parte della cittadinanza, non partecipavano alla vita politica. Ricevevano quindi un'istruzione sommaria, di cui facevano parte le nozioni fondamentali del leggere, scrivere e far di conto; largo spazio era dedicato alla musica, che era considerata l'arte principale per tutti i greci.

Più tardi, in età ellenistica, molte donne raggiungono livelli di cultura notevoli:  ad Atene e ad Alessandria si sviluppano delle università, che ricevono finanziamenti dall'impero macedone, poi da quello egizio e infine dai romani. Questi centri di cultura attraversarono diversi secoli, produssero elaborazioni scientifiche di elevatissimo livello = Euclide, Apollonio, Eratostene, Archimede, rimaste per certi versi insuperate fino a tempi recenti. Erano aperti alla frequenza e alla docenza femminile:


Ipazia (370 - 415 d.C.)

La vicenda di Ipazia, scienziata docente ad Alessandria tra il IV e il V secolo, rappresenta il culmine e il crollo della cultura classica sotto i colpi dell'integralismo religioso cristiano. L’accusa che le venne rivolta dal vescovo Cirillo e che spinse i monaci a linciarla e farla letteralmente a pezzi era proprio quella di andare per la città e insegnare filosofia nelle piazze, mostrando in pubblico la sua mente, il suo sapere. Per questo venne distrutto il suo corpo.


 

Intestazione del III libro del Commento al Sistema matematico di Tolomeo, opera di Teone:
"Commento di Teone di Alessandria al terzo libro del Sistema matematico di Tolomeo. Edizione controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia"

opere di Ipazia: Commentario a Diofanto,  il Canone astronomico,  Commentario alle Coniche di Apollonio

 


Nel medioevo europeo il problema assume diversi connotati.

Prima dell'importazione della carta dalla Cina, i libri in pergamena erano oggetti costosi e assai scarsi, e la conoscenza della lettura e scrittura limitata a ristrette elite. Proprio per questo motivo non vi era l’attuale gerarchizzazione tra cultura scritta e cultura orale; la maggior parte delle donne si muoveva nell’ambito di quest’ultima, tuttavia ciò non significa che le donne in genere non avessero accesso alla lettura e le situazioni di lettura ad alta voce in un gruppo erano numerose. Il saper leggere era molto più diffuso del saper scrivere.
Una lettura illuminante: Tiziana Plebani, Il “genere” dei libri, Franco Angeli, Milano, 2001

 


Miniatura francese

 L’istruzione di base, almeno nelle città, era garantita a entrambi i sessi. Vi erano scuole comunali, private ed ecclesiastiche che insegnavano a leggere, scrivere e far di conto. L’istruzione di base in genere era garantita anche alle ragazze, almeno nelle città più importanti: la cosa è accertata per le Fiandre e l’Italia settentrionale. A Parigi erano attive diverse maestre e dirigenti di scuole elementari femminili. Le scuole comunali di base erano diffuse sin dal 1300 nelle città e nei paesi dell'Italia centro-settentrionale. L'amministrazione comunale di Bologna offriva il servizio migliore: vi sono registrate molte scuole primarie e secondarie fin dalla fine del 1200, la seguirono Perugia, Firenze, Roma, Milano, Venezia dove per il 1586 è stato calcolato un tasso di alfabetizzazione del 33% per la popolazione maschile e del 13% per quella femminile.

 


Nicola Pisano, Duomo di Siena

Il livello culturale delle donne medievali è attestato dalla frequenza con cui compare un libro tra le mani della vergine nell'iconografia religiosa


Simone Martini, Annunciazione, Uffizi

Nella fioritura culturale legata allo sviluppo della borghesia cittadina, si aprirono degli spazi anche per quelle donne che volevano studiare, impadronirsi a pieno titolo della cultura, e infatti raggiunse una certa consistenza la schiera delle intellettuali che partecipavano con i loro scritti ai dibattiti tra eruditi e componevano testi poetici.


Christine de Pizan in una miniatura

Dopo Christine de Pizan, la cui opera più famosa La cité des Dames uscì nel 1405, sono assai numerose le scrittrici di cui ci sono giunte delle opere. In Italia Isotta Nogarola, che in diversi scritti pose in discussione il principio dell'inferiorità femminile sulla base delle sacre scritture, Cassandra Fedele, che tenne lezioni presso le Università di Venezia e di Padova, Laura Cereta di Brescia, autrice anche di opere satiriche. Ricordiamo poi Olimpia Morata ferrarese, Vittoria Colonna, Marino 1490 - Roma 1547, opere: Rime, che faceva parte del gruppo di intellettuali frequentato da Michelangelo


Sebastiano del Piombo, ritratto di Vittoria Colonna

la famosissima Gaspara Stampa, Padova 1523 - Venezia 1554, opere: Rime; Moderata Fonte pseudonimo della poeta Modesta da Pozzo, Lucrezia Marinelli veneziana, autrice di un testo "Della nobilità et eccellenza delle Donne".

Ma venivano accettate nella comunità dei dotti solo a prezzo di una condotta monacale, della rinuncia a farsi una famiglia: il rapporto con la cultura doveva assorbire tutti i loro affetti; dovevano in qualche modo far dimenticare il loro sesso e negare la loro femminilità


Gaspara Stampa

Dopo la riforma protestante e la controriforma cattolica iniziano a delinearsi dei percorsi specifici e separati di istruzione femminile, infatti a partire dal XVI secolo la formazione si differenzia di più in base al sesso che al censo.  

Ciò avvenne per la concomitanza di più fattori: nei paesi protestanti vennero chiusi i conventi e quindi non fu più disponibile questo tipo di risorsa per l'istruzione femminile, parallelamente i conventi dei paesi cattolici cambiarono profondamente con l'introduzione della clausura ad opera del Concilio di Trento (1545-1563). Con questa misura le monache non potevano più avere nessuno spazio di autonomia personale (non si potevano chiudere a chiave le porte delle celle, vennero istituite delle "ascoltatrici" per i colloqui e delle "cercatrici" che ispezionavano tutti gli ambienti alla ricerca di libri e oggetti sospetti). In tali condizioni anche la ricerca e lo studio vennero scoraggiati.

Si istituiscono nuovi ordini religiosi rivolti specificamente all’educazione delle donne e alla custodia delle giovani. Una delle prime fu la Compagnia di Sant'Orsola fondata a Brescia da Angela Merici nel 1535, in seguito denominata Orsoline, importante presenza nel mondo dell'istruzione in tutta l’Europa cattolica. Vent'anni dopo vide la luce il Collegio della Guastalla fondato a Milano da Ludovica Torelli per garantire la formazione delle nobili decadute; a Vicenza operarono le Dimesse istituite da Antonio Pagani nel 1585.

D'altro canto nacquero congregazioni femminili in aiuto alle ragazze povere che venivano raccolte nei 'conservatori', allo scopo appunto di custodirle e creare loro una dote (che si guadagnavano lavorando dalle 14 alle 16 ore al giorno). Nel 1578 a Milano furono fondate le Stelline, che raccoglievano le orfane, mentre l’analogo maschile, i Martinit, operavano già dal 1530.

L'istruzione che veniva impartita sia in queste istituzioni, sia nei palazzi privati, comprendeva il canto e la danza, il leggere e solo le basi dello scrivere, un po' di storia sacra e religione, le buone maniere, la cura della persona e dell'abbigliamento. Dalla fine del 500 vennero pubblicati diversi manuali di buona educazione, nel ‘700 diventano di politesse e di civilité, come si diceva nella lingua internazionale dell'epoca, il francese, materia che non poteva mancare nel corso di studi di una giovane di buona famiglia. Comunque l'enfasi era posta sul comportamento, regolato in modo minuzioso perfino nei gesti e nella postura: le ragazze erano costantemente osservate, e corrette, da qualcuno.

La finalità non era esclusivamente morale, vi si intrecciava una questione sociale ed economica perché riguardava le strategie matrimoniali: nei ceti borghesi e aristocratici si dedicava particolare cura all'insegnamento di quelle capacità che dovevano rendere attraente una ragazza, desiderabile per un uomo di ceto elevato e quindi permettere alla famiglia, al lignaggio, di attivare strategie di consolidamento o di ascesa sociale attraverso un buon matrimonio delle figlie. 


L’ideologia illuminista coinvolse la funzione assegnata alle donne, in particolare alle madri.

Da un lato l'espansione demografica e la mobilità sociale concentrarono l'interesse verso le nuove generazioni, portatrici del futuro, che il mutato quadro economico e politico voleva più numerose, sane, istruite e creative, per la produzione, il consumo e gli eserciti: quindi bisognava ridurre la mortalità infantile.

D’altro lato la generale rivalutazione dei sentimenti portò a 'scoprire' anche l'amore materno. La scoperta dell'amore materno come legame non solo fisico ma come dimensione sentimentale poneva le premesse perché le madri diventassero, nella pubblicistica e nella realtà di molte famiglie aristocratiche illuminate, agenti appassionate di un intervento educativo più meditato e progettuale sui figli, per seguirne la crescita, regolarne gli studi, i viaggi, le amicizie, la formazione. Si assistette anche a una rivalutazione dell'allattamento al seno e alla progressiva condanna del baliatico, l'usanza largamente diffusa in tutti i ceti sociali di affidare i neonati ad una balia per la cura e il nutrimento. Il ruolo della donna come educatrice divenne centrale. La madre doveva rappresentare per i figli e le figlie innanzitutto un modello di virtù, ma ora doveva ricoprire anche dei ruoli più impegnativi e doveva quindi ricevere una buona istruzione.


Olympe de Gouges

autrice della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina 1791

La nuova partecipazione politica e la messa in discussione dell’esistente, che anche le donne respiravano nel clima rivoluzionario, le portava ad avanzare istanze di uguaglianza, di libertà e di fratellanza: in questo momento gli esponenti maschili della società sentono l’esigenza di delimitare con chiarezza i confini delle reciproche sfere d’influenza. Si disegnano le categorie contrapposte del pubblico e del privato (che non esistevano nella società di Ancien Regime, nasce proprio ora il concetto di privacy) per assegnarle ai due sessi e nasce la 'famiglia nucleare intima' gestita dalle donne.

 “Orsù donne, non pensate di poter condividere i nostri lavori; i nostri figli hanno un bisogno assoluto delle loro madri … non invidiate la penna e la spada con le quali noi regniamo simili a quei re i cui comandi non sono che l’obbedienza alla volontà dei loro ministri; noi siamo nei vostri riguardi gli schiavi della vostra potenza e se siamo padroni dello Stato voi invece siete le padrone della casa.”
Articolo apparso sul giornale di Besançon “La Vedette” nel 1793, cit. in Jean-Paul Bertaud, La vita quotidiana in Francia ai tempi della rivoluzione, Rizzoli, Milano, 1988.

La Convenzione (il primo parlamento della repubblica francese) approvò nel 1793 un rapporto, una risoluzione in cui si sostiene: “L’uomo… sembra essere il solo capace di meditazioni serie e profonde, che esigono una grande disciplina dell’intelligenza e lunghi studi che alle donne non è dato seguire.”

Il confine viene segnato dalla decapitazione di Olympe de Gouges (1748-1793) autrice della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina 1791.

 


Madame Campan

Nell’800 ebbe grande diffusione il saggio di Madame Campan, (1752 - 1822) Dell'educazione (1827). Mme Campan era stata la dama di compagnia di Maria Antonietta e dopo la morte di quest'ultima aveva fondato un istituto privato per giovanette. I suoi metodi furono molto apprezzati da Napoleone e vennero presi a modello anche nell'età della Restaurazione da molti 'educatori' francesi per signorine. Negli istituti da lei diretti era limitato lo spazio delle arts d'agrément e allargato quello del lavoro di cucito poiché "Le fanciulle hanno bisogno fino dagli anni più teneri di essere avvezzate a quel contegno tranquillo e posato che tanto è favorevole alla modestia e alle grazie, ed è necessario dar loro fin da principio abitudini che le rendano sedentarie"
Ilaria Porciani (a cura di), Le donne a scuola. L'educazione femminile nell'Italia dell'Ottocento, Il Sedicesimo, Firenze, 1987.

 

Vediamo dunque che questa preoccupazione di controllo è stata fatta propria e portata avanti in prima persona anche da molte donne. Stupisce oggi la centralità accordata comunque al corpo più che alla mente femminile nella normativa scolastica.

Nel 1883, quando ormai anche in Italia le giovani avevano iniziato a frequentare le stesse scuole dei loro coetanei, i funzionari che gestivano il ministero della pubblica istruzione si preoccupano di diramare una circolare ai presidi e ai direttori di ginnasi, in cui si chiedeva quante iscritte ci fossero e “… se e quante abbiano dato motivi di lagnanze alla Direzione dell’Istituto per ragioni di simpatie da parte di condiscepoli e anche di professori”.
Carmela Covato, Sapere e pregiudizio, Archivio Guido Izzi, Roma, 1991, p. 76

Il problema 'morale' non è nemmeno il comportamento delle ragazze, ma quello che possono provocare negli esponenti dell’altro sesso.  

 

 

13 febbraio 2007