Le pari opportunità e la cultura maschile

 di Donatella Linguiti

 

Ha perfettamente ragione Liberazione a chiedersi chi educherà i maschi italiani. Una domanda certamente pertinente - perché sappiamo bene che la “famiglia”, la nostra famiglia, è il luogo principe dove avvengono le violenze maschili sulle donne - a cui mi sento chiamata a rispondere come Sottosegretaria ai Diritti e Pari Opportunità.

In questo anno e mezzo di governo abbiamo cercato come Ministero di mettere in campo tutte le risorse e le competenze possibili per costruire un Piano nazionale antiviolenza che tenesse conto proprio dei dati e delle cronache che quotidianamente ci ricordano l’urgenza di un intervento strutturale e mirato.
Ma sono personalmente convinta che la violenza contro le donne debba essere ritenuta questione centrale, e trasversale, nel nostro programma di governo, da mettere in agenda a prescindere dalle emergenze, che non sono più tali se avvengono quotidianamente e sistematicamente.
Anche perché è indubbio che i fatti più cruenti sono spesso i soli che emergono, senza che poi si ragioni davvero su tutto ciò che resta sommerso e non detto, e che riguarda le mille sfumature che la violenza può assumere, dalla minaccia o pressione velata all’omicidio.

È necessario che si dica chiaramente che la violenza maschile contro le donne resta un problema strutturale delle società che abitiamo, simboleggia l’aspetto macroscopico del rapporto di potere sbilanciato fra le donne e gli uomini e la politica non può sottrarsi a dare risposte precise, efficaci e tempestive alle tante donne che il 24 novembre scorso hanno manifestato a Roma.

Poiché ritengo che, in generale, il fenomeno della violenza attiene al senso comune e il terreno culturale è quello prioritario sul quale intervenire, in questi mesi abbiamo lavorato, in virtù della delega che mi è stata affidata, alla costruzione di un percorso nel quale abbiamo pensato di chiamare non solo associazioni di donne ma anche altri soggetti, per lavorare assieme alla modifica del simbolico che sta dietro la violenza.

Penso a realtà come Maschile Plurale o simili, che per prime debbono essere coinvolte se si vogliono garantire politiche capaci di lottare contro la violenza sessuale di genere o per ragioni di orientamento sessuale.

Così come il Piano Nazionale può essere efficace solo coinvolgendo i centri antiviolenza, le forze dell’ordine, la magistratura, la scuola e tutti i soggetti istituzionali, nazionali e locali altrettanto si deve fare sul piano culturale, coinvolgendo tutta la società civile più consapevole, donne e uomini che possano con le loro pratiche, modificare stereotipi e ruoli precostituiti.

Per questo il Ministero sta lavorando ad una campagna di sensibilizzazione rivolta esclusivamente agli uomini, per agire sui loro modelli di riferimento nelle relazioni di coppia e con l’altro sesso, da realizzare in tempi brevi e che vorremmo fosse un primo passo per educare i nostri uomini.

 

 Articolo pubblicato su Liberazione il 20 dicembre 2007

 

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