Piero e Maria Morganti, una riflessione personale e politica sull' Italia

di Gianluigi Colin

 

Memoria come valore fondante della nostra esistenza. Memoria che trasforma la parola in densità di pittura, luce, sfumature di colore: memoria che rivive nel linguaggio dell' arte. Forse, è proprio questa la magia che anima «Un diario tira l' altro», raffinata e poetica ricerca artistica, ma anche attestazione d' amore di Maria Morganti verso il padre Piero, (giornalista e scrittore, 1931-1995) diventata una mostra e due volumi (Corraini editore: I diari incrociati e Condivisione, volumi indivisibili, pp. 512, Euro 38) che mettono insieme pensieri privati, riflessioni politiche, racconti, poesie, contributi d' artisti. Tutt' insieme, per riflettere sul significato del diario come simulacro del vissuto e come indispensabile ricerca della propria interiorità.

Ma forse, più semplicemente, solo una bella mostra (si inaugura stasera a Milano alla galleria Otto Zoo, curata da Marco Tagliafierro) e due splendidi volumi d' artista sul senso dello stare al mondo. Un diario della mente, dunque, anzi due, forse infiniti. Sì, perché la ricerca di Maria Morganti è un gioco di specchi, rimandi e riconoscimenti senza limiti su un sentire comune: quello dell' arte come occasione per una visione etica della vita, per riflettere sul senso del tempo e con esso sul valore della memoria, appunto. Maria Morganti (formazione a Brera e alla New York University, importanti riconoscimenti anche internazionali) è un' artista che crea dipinti monocromi di emozionante impatto formale. Dipinti che sono il frutto di numerose stratificazioni di pittura realizzate con tempi lentissimi, giorno dopo giorno, colore su colore, frutto di un rito quotidiano. Un vero diario, ma a colori: il pennello come penna stilografica, la tela come quaderno dove dare forma al tempo vissuto.

Nasce proprio da qui il progetto «Un diario tira l' altro»: in un affettuoso omaggio, il «diario pittorico» di Maria Morganti dialoga e fa rivivere gli scritti raccolti giorno dopo giorno da suo padre Piero, giornalista, saggista e riconosciuto come uno dei protagonisti più rappresentativi di quella stagione di lotte sindacali (è stato nel comitato di redazione del «Corriere d' Informazione», edizione del pomeriggio del «Corriere della Sera») che ha visto il giornale di via Solferino come uno snodo centrale nel dibattito politico dopo le turbolenze del post-Sessantotto. Quello di Maria Morganti è un progetto iniziato nel 2002: l' artista ha raccolto per anni il proprio «diario pittorico» dipingendo lunghe strisce di legno di un metro per 10 centimetri. «Tengo da molto tempo una traccia di tutto quello che passa nel mio studio come fosse un diario», racconta. «Improvvisamente, quasi fosse stata una rivelazione, ho capito da dove veniva questo mio gesto quotidiano: ogni giorno vedevo mio padre isolarsi per mezz' ora e scrivere sul suo quaderno.

Da lì, da quel suo gesto ripetitivo e rassicurante è venuta l' idea di questa ricerca, un' idea che era già dentro di me proprio grazie a papà. Così ho cominciato a leggere quei 34 quaderni. Ho riscoperto mio padre e anche di più me stessa». Oltre all' aspetto privato, il diario di Piero Morganti è davvero un' occasione per rileggere importanti avvenimenti che hanno segnato la vita italiana attraverso lo sguardo di chi ha avuto, dalle stanze del «Corriere», un osservatorio privilegiato. Un diario denso di fulminanti e profetici epigrammi («La politica mi attira ancora, ma solo come spettacolo»); di memorie private anche dense di amarezza («A cinquant' anni sono costretto a ricominciare da capo un mestiere nel quale non credo più»); di testimonianze politiche («Il Psi craxiano, o la volgarità dei nuovi ricchi» ); di ironiche bordate per i colleghi («I giornalisti non sanno mai rinunciare all' autobiografia»).
È il diario potente di un intellettuale che fa i conti con se stesso, rileggendo un' intera vita professionale, umana e politica che va dal 1963 al 1995, anno in cui scompare all' età di 63 anni. Chiunque abbia avuto intenzione di avvicinarsi alla professione di giornalista (intorno agli anni Settanta/Ottanta) ha avuto sicuramente tra le mani il libro Come diventare giornalista, un testo «cult», diremmo ora, una specie d' indispensabile viatico per comprendere le dinamiche di un mestiere complesso e ricco di sfumature inaspettate, soprattutto in un periodo di grandi trasformazioni e battaglie politiche anche all' interno delle redazioni.

Tutto era visto però dalla parte del «redattore ordinario», senza voler trasmettere la mitologia della «grande firma». Il che ha reso quel volume uno strumento utile (lo sarebbe anche oggi) per comprendere meglio i campi di forze che operano dentro i giornali e le battaglie per difendere gli spazi di libertà d' espressione. Ma il progetto non si limita al dialogo intimo tra un padre e una figlia, anzi, si allarga, diventando un momento corale (che tocca i confini del concettuale e della performance) in cui la trasversalità delle relazioni e degli affetti si trasforma in fonte stessa di creatività, indagine introspettiva, idea artistica sul privato che diventa collettivo. «Nel fare questa ricerca ho voluto chiamare anche gli amici, i miei e quelli di mio padre: artisti, scrittori, critici, matematici, storici, architetti, giornalisti, musicisti...

Ho chiesto di partecipare in totale libertà a 40 persone, da Tiziano Scarpa a Corrado Stajano, da Chiara Bertola ad Angela Vettese, da Giorgio Galli ad Alessandro Mendini, per citarne solo alcuni. È nato così uno zibaldone caotico, multiforme e bellissimo che è anche uno specchio delle relazioni, così come sono. Per loro ho poi creato un' opera di grandi dimensioni formata da 40 opere, una per ognuno dei partecipanti al progetto, e che stasera troverà la sua vera destinazione: ogni amico si porterà via un frammento di questa opera. Una specie di happening nel nome dell' amicizia e della memoria». Per Maria Morganti un bel modo di rendere omaggio ai compagni di strada ma anche per affermare con forza il monito di suo papà, che il 27 agosto 1985 tra le pagine ingiallite del suo quaderno, annotava: «Il diario serve anche a rendere meno importanti i ricordi. È una lunghissima tela tessuta sul presente»

 

su Maria Morganti vedi anche:

Maria Morganti biografia di una pittrice

Maria Morganti. Le dimensioni del colore
di Rosella Prezzo

Riflessioni intorno alla mostra di Maria Morganti
di Donatella Bassanesi


articolo pubblicato da Il Corriere della sera
il 22 novembre 2010

 

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