Habemus Mater: da Todo modo, a Todo cambia, ritornando alle origini
di Alehina Musumeci

 

 

Considerazioni su Habemus Papam, il significato del Materange e la politica delle donne riscoprendo la Madre metafora della Vita.
                                                                                                            


Purtroppo, ho potuto vedere solo ieri il film di Moretti, ma le mie riflessioni, in ritardo rispetto a quelle di altri, si riallacciano però a considerazioni sul femminile che porto avanti da tempo.
 Il film, in perfetto stile morettino, è semplice, naif, con una storia e dei personaggi tragicomici appena abbozzati come nel disegno di un bambino, sebbene l’apparente semplicità non nasconda la vastità del tema, il Potere religioso, né l’originalità con cui è trattato ed il suo suggerimento finale…
La storia è nota. Nello Stato del Vaticano nessuno dei cardinali  riuniti in Conclave vuole essere il Prescelto da Dio per guidare la Chiesa ed il suo Gregge. I favoriti rifilano il rovente seggio al più improbabile fra loro, il cardinale francese Melville, ( Michel Piccoli ) il quale viene colto da ineffabile sorpresa, sconforto e panico.  Moretti mostra una Chiesa che dopo secoli di potere temporale, religioso ed economico crolla sotto il peso dei suoi stessi errori. Tanto pesante si è fatto il fardello e la distanza dal mondo e dalla vita reale, palla prigioniera non si gioca più, che anche il Potere ha perso il suo diabolico fascino. Un’ignavia ed un’incapacità umana, politica e spirituale nei confronti della responsabilità, dell’agire etico, ben espressa dal manifesto del film che del neo eletto Papa ritrae solo le mani che serrate a pugno dietro la schiena non hanno nulla da dare e che rifiutano ostinatamente di ricevere un compito avvertito come non proprio e sovrumano.
L’interpellato notissimo psicoanalista ( Nanni Moretti) non può far altro che piroettare elegante fra argomenti proibiti, <Nella Bibbia ci sono già tutti i sintomi della depressione!>, ansiolitici vari e  partite di pallavolo, mentre il neo eletto Papa si reca, in gran segreto ed in incognito dalla psicoanalista, moglie di Moretti, che, a detta del marito, rintraccia in tutti < un deficit di accudimento >.  Da qui in poi il film si snoda in due racconti paralleli e farseschi, tra ciò che succede all’interno del Vaticano, delle menti, delle anime ed i cuori dei vari personaggi e ciò che succede fuori nella città, nel mondo, alle persone che vi abitano ed al Papa che vi si aggira spaesato e curioso come un vecchio fanciullo.

Tutti recitano, negano la realtà ed indossano maschere “Il mondo è un teatro” e lo psicologo, cita Darwin, < Nessun senso, nessuna consolazione in questa vita>  ribadendo una completa “perdita di senso” che non può essere più riempita dalle Virtù Teologali della Fede e della Speranza , né da altro. Certo è che, i grandi Patriarchi delle Religioni monoteiste, della Psicoanalisi e della Scienza  che si erano combattuti l’un l’altro, non salvano più nessuno, troppo vecchi, distanti, autoritari, violenti… sotto la loro guida la terra è stata stuprata, le sue immense ricchezze e bellezze distrutte, malgestite e monetarizzate a totale beneficio di una esigua minoranza; più di metà della popolazione donne, bambine/i usati, violati ed uccisi; gli animali, sfruttati, torturati e fatti impazzire in un mondo di “umane” atrocità. In questo perenne Mega Show degli orrori che l’uomo ha creato, forse non è più il caso di aspettare seduti in platea o in palcoscenico che arrivi God-ot. E quel Celestino V del Gran Rifiuto in una Commedia divina e troppo umana,  non era stato poi tanto folle. Sebbene “the show must go on” ed il conclave stesso sia una grande rappresentazione, con milioni di spettatori che reclamano l’uscita sulla scena del primo attore, aleggia il bisogno di un rinnovamento profondo e, in un cambio di scena, il primo attore, potrebbe anche mutare ed essere nuovamente…la prima donna… L’inizio del cambiamento arriva in Vaticano col vento che porta la voce impastata di tuono e cannella di Mecedes Sosa, che canta in “maternese”, la lingua  primordiale, ed annuncia la buona novella che Todo Cambia, <Tutto cambia, tutto cambia, ma non cambia il mio amore… né il ricordo né il dolore della mia terra e della mia gente.>

 E qui vale la pena ricordare che, in principio fu la Grande Dea Madre, potentemente effigiata nelle statuette paleolitiche o nelle Dee Polimastiche il cui corpo era rigogliosamente ricoperto di mammelle, di piante ed animali. La Dea era il creato nulla esisteva fuori di Lei, così fu per un tempo infinito. Poi, lentamente, iniziò il passaggio, dalle pacifiche egualitarie società matrifocali, alle bellicose gerarchiche patriarcali, stigmatizzato dalla sostituzione, nelle braccia della Dea, della figlia col figlio. Molti millenni dopo, il figlio, ormai adulto, regna a fianco della Madre, e lentamente le ruba gli attributi simbolici e fisici, fino a sostituirsi a Lei sempre più. Fino a detronizzarla completamente con le Religioni monoteiste ed a farne un demone tentatore, fino a privarla addirittura dell’anima, della sovranità sul suo corpo, sui suoi figli, sulla sua vita.  
E dal momento che i patriarchi delle religioni monoteiste hanno identificato, totalmente, il Dio col maschio, “Se Dio è maschio, allora il maschio è Dio” come sintetizzava la filosofa Mary Daly, il maschio, l’uomo è divenuto sinonimo di tutto il “genere umano”, donne comprese e compresse in questo falso contenitore neutro. Quindi la massima ignaziana “Todo Modo…” “Ogni mezzo per realizzare la volontà divina” ha sempre significato “la volontà maschile” e come tale è stata sempre ripresa da tutti i credo e regimi  patriarcali anche laici o atei che ci hanno poi condotti a questo disastro planetario.

Moretti auspicherebbe, quindi, un passaggio dagli scenari apocalittici dello straordinario film di Elio Petri, Todo Modo, dove solo la mattanza generale può condurre all’auspicato azzeramento dei vertici del degenerato potere, ad un rinnovamento spontaneo e profondo di mentalità riecheggiante le parole di S. Paolo ( non per questo meno maschilista) sulla Carità, l’Amore, la terza e più importante Virtù Teologale: < Quand’io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli…Quand’io avessi il dono delle profezie e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza …se non ho carità, non sono nulla.>. Emblematiacmente Michel Piccoli aveva recitato anche in Todo Modo, nella parte di un personaggio sinistramente enigmatico, Lui, che interrogava il mefistofelico Don Gaetano proprio sulla fede.
Riconosco a Moretti il coraggio lieve, con quanta tenerezza ci presenta e scusa i misfatti patriarcali come marachelle di ragazzi, di essere uscito dal comune sentiero maschilista confessando il fallimento patriarcale ed il bisogno di guida e di rifugio tra braccia materne. Il suo alter ego psicanalista, verso la fine dichiara semplicemente < Mi manca mia moglie >.
E mi sovviene, anch’essa lieve, la bellissima Ballata delle Donne di Edoardo Sanguinetti:
Quando ci penso, che il tempo è passato, / le vecchie madri che ci hanno portato, / poi le ragazze, che furono amore, / e poi le mogli e le figlie e le nuore, / femmina penso, se penso una gioia: / pensarci il maschio, ci penso la noia. /…femmina penso, se penso la pace: / pensarci il maschio, pensare non piace./ …penso che è culla una pancia di donna, / e casa è pancia che tiene una gonna, /…Femmina penso, se penso l’umano / la mia compagna, ti prendo per mano.”

Si  dovrebbe, quindi, iniziare riscoprendo la madre, quella che un cardinale chiama disperato in soccorso, nel sonno, più volte < Mamma, mamma aiuto, aiuto!>. Quella madre su cui è meglio non indagare perché potrebbe risvegliare memorie remote… memorie di Grandi Madri lontane e possenti detronizzate da un Padre che ha condotto il mondo al limite del disastroso Nulla.
Melville trova, infatti, solo buone Samaritane sul suo cammino: la psicoanalista, la commessa, la ragazza del bar, l’attrice in albergo, le uniche che si accorgono dello stato di malessere, del deficit di accudimento, del vecchio signore e cercano di aiutarlo nel concreto ed anche nel ricordare e rileggere la sua infanzia, i sogni giovanili, i suoi desideri…
Come Nella Storia Infinita, per salvare il Regno di Fantasia dal Nulla, bisogna che le donne  inventino nomi nuovi a tutto per opporsi alla cancellazione del senso, del mondo e della specie.   

Si dovrebbe iniziare proprio dal Potere religioso il primo che ci è stato tolto… E se dalla testa confusa e smarrita del Padre, alla fine, nascesse, ( anche questo è stato un bizzarro tentativo maschile di appropriarsi della maternità femminile), una novella Atena, come già in passato, a reclamare quel potere strappato alla Grande  Madre?  Nella mitologia greca, escludendo i pochi Dei principali, tutti, accompagnati ancora da gentili potenti Signore, la Vita e la Morte, il Destino, la Terra ed i suoi frutti, l’Amore, la Famiglia, la Cultura, le Arti, le Scienze etc. erano esclusivamente, in mano a divinità femminili. Queste Dee, rappresentanti i poteri smembrati dell’unica Grande Madre primordiale, testimoniavano l’arcaica memoria che la cultura ed il linguaggio sono una creazione femminile derivata dal lavoro di cura e che la presenza delle donne è sempre civilizzatrice. Sopraffatti dall’intrinseca umana fragilità e transitorietà, è di questa Madre che, sembrano avere bisogno gli uomini, la società, il Potere stesso, e dell’amore incarnato nella vita reale da milioni di donne dalla notte dei tempi.

Si dovrebbe riconoscere apertamente a noi donne l’incommensurabile capacità di Maternage, basterebbe sentirsi amate e ringraziate di cuore dagli uomini per un lavoro che non ha prezzo; basterebbe non essere più insultate, denigrate, maltrattate, rinchiuse nel burka, nella povertà, nell’ignoranza; basterebbe non essere violentate, infibulate e uccise; basterebbe avere stipendi  equiparati a quelli maschili, ricevere il Tesoretto dei Fondi di Età Pensionabile, etc.; aver accesso al 50 % nei consigli di amministrazione, in Politica e nel Governo.

Ma, in primis, raccomanderei alle donne, di cominciare a com-prendere ed a sentire interiormente l’ancestrale sapienza e potenza del Maternage e l’autorevolezza che ne deriva. Recentemente due interessanti  articoli di Federico Fubini e Letizia Paolozzi sottolineano, appunto, che occuparsi delle vulnerabilità  non è solo sfruttamento, che il lavoro non è solo quello salariato ma qualcosa che <semina tanti lasciti simbolici in uno scambio che ha la qualità dell’affetto… in un mondo come rete di relazioni. >.Ciò non significa deresponsabilizzare le istituzioni ma sapere comunque che ilMaternage si ripaga con la qualità della nostra vita, delle nostre relazioni, si ripaga col risanamento del pianeta e di tutti i suoi abitanti, si ripaga con una straordinaria “ pienezza di senso della Vita” che deriva dal fare ciò che è giusto e che crea benessere, armonia. Il Maternage comprende sopratutto il prendersi cura, in prima persona del Paese, dello Stato, facendo a 360 gradi la “politica delle donne” ed abbandonando l’invalidante pregiudizio e il timore che le donne hanno, in particolare quelle di sinistra, del Potere, tanto da consegnarlo spontaneamente e costantemente agli uomini. Le donne sono state fatte potenti dalla Natura ed è questo che ha scatenato l’invidia  e l’odio maschile. Mi sembra perfetto quindi il richiamo ad una storia medievale e ad un film, La Papessa, in cui la leggendaria figura di colei che prenderà il nome di Giovanni VIII, ben incarna in sé: il Potere, la potenza, la sapienza, la scienza, il materange e la maternità. Come ha ribadito la Bocchetti ” Non c’è possibilità di affidamento politico tra uomini e donne. Nessun uomo può parlare al posto di una donna.” E se le donne non lo capiscono ora, non si lamentino dopo. La Storia non aspetta.
La cura non è un ineluttabile destino, condanna, o gravame non retribuito, ma una incredibile arcaica-futuribile felicità di riscrittura del presente comprendente tutti i nostri desideri: ridisegnamo il territorio, la società, la politica, la spiritualità, la sacralità. Se, tutte unite, ci credessimo veramente, superando la formula “Testiculos qui non habet Papa esse non posset “, le prossime fumate bianche, potrebbero finalmente annunciare: < Gaudium Magnum: Habemus Mater ! >

 

17-05-2011

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