di
Sara Sesti
Maria Salomee Sklodowska (Varsavia 1867- Parigi 1934) è nota a tutti come Marie Curie. Considerata una vera leggenda, è stata una delle prime donne a raggiungere fama mondiale in ambito scientifico dominato dagli uomini; prima persona a ricevere due Premi Nobel (il primo nel 1903 per la Fisica, con il marito Pierre e con Henri Becquerel, per la scoperta della radioattività e il secondo nel 1911 per la Chimica, da sola, per l'isolamento del radio); prima donna a varcare come docente le porte dell'Università della Sorbona di Parigi. Questa biografia - pubblicata negli USA nel 2005 e recentemente tradotta in italiano da Giuliana Picco - è particolarmente attenta al mondo interiore della grande scienziata. Lautrice, Barbara Goldsmith, non nasconde sin dallinizio il suo personale coinvolgimento nelle vicende ricostruite: Sono la donna , le usanze e la storia del tempo in cui vissero a costituire il tema principale del mio scritto. Perché alcune donne sono intrappolate nel loro ambiente mentre altre fuggono, aggirano o ignorano gli ostacoli? In che modo la società e la famiglia influenzano le loro aspirazioni? Perché alcune donne cercano lindipendenza mentre altre vogliono percorrere il sentiero prescritto? E quali corde comuni tocca Madame Curie, in particolare nella psiche femminile". Il testo svela luci e ombre della vita di una giovane immigrata polacca che, contro tutti i pregiudizi dellepoca, fece grandi scoperte dimostrandosi capace di sopportare anni di lavoro frenetico e di privazioni, nella speranza di aiutare a creare un mondo migliore. La rilettura del suo mito avviene attraverso un largo uso di interviste, diari e lettere (molti documenti non sono consultabili perchè ancora contaminati dalla radioattività). Ne emerge un affresco completo su Marie Curie che, sempre impegnata alla ricerca di un difficile equilibrio tra ricerca, amore e valori familiari e assolutamenta contraria all'uso bellico delle scoperte scientifiche, non riuscì invece a creare un mondo migliore per se stessa, pagando un caro prezzo per il proprio genio. Incuriosisce il fatto che l'autrice la definisca " genio ossessivo". Barbara Goldsmith ricostruisce, nella vita di Marie Curie, quelli che gli esperti chiamerebbero "importanti e ricorrenti disordini depressivi", spesso scatenati dal lutto o dalla perdita. I primi episodi avvennero dopo la morte della madre, quando Marie aveva solo 11 anni, e dopo l'abbandono da parte del primo amore a 23 anni. A questi fatti dolorosi la giovane reagiva escludendosi dal mondo per lunghi periodi e concentrandosi ossessivamente su un soggetto, tenendo così a bada il suo sentimento di sconforto. La depressione e il ritiro psichico segneranno tutta la sua vita nonostante il matrimonio felice con Pierre, la nascita di due figlie (Irène ed Eve) e il successo in campo scientifico. Anche nel lavoro Marie Curie dimostrava un'attività "ossessiva". La sua ricerca per isolare il radio puro ha assunto proporzioni mitiche: anni di lavoro massacrante per purificare la pechblenda, lavarla chimicamente, dividere e misurare i distillati in un ambiente che si sarebbe rivelato letale per la salute sua e dei suoi familiari. Il suo schema
di "depressione ricorrente" si presentò anche dopo un
aborto, dopo la morte del padre, di quella del marito e dell'abbandono
da parte dell'amato Paul Langevin, scienziato sposato e con prole.
La reazione di Marie era quella di buttarsi con accanimento nel lavoro
che adorava, trascurando persino le figlie che vissero con lei un rapporto
distaccato. "Sono
di quelli che pensano che la scienza abbia in sé una grande bellezza.
Uno scienziato nel suo laboratorio non è soltanto un tecnico: è
anche un fanciullo posto in faccia ai fenomeni naturali, che lo impressionano
come una fìaba. Noi non dobbiamo permettere che si creda che tutto
il progresso scientifico si riduca a meccanismi [ ... ]. Io non credo
nemmeno che, nel nostro mondo, lo spirito di avventura rischi di sparire.
Se io vedo intorno a me qualcosa di vitale, è proprio questo spirito
di avventura che sembra indistruttibile". Soltanto quando la
figlia maggiore Irène si dimostrò intellettualmente
all'altezza del padre riuscì a conquistare la madre che ne fece
la sua principale collaboratrice e che la rese responsabile dell'Istituto
Curie. Marie Curie
morì a 67 anni, dopo aver ricevuto i più importanti riconoscimenti
scientifici in Europa e in America. Era consunta dalle radiazioni emesse
dai materiali che aveva maneggiato per anni, ma la passione per la ricerca
le aveva impedito paradossalmente di vederne la pericolosità per
sè stessa e per i suoi numerosi assistenti,
uomini e donne. Nel novembre 1995, alla presenza di François Mitterand e di Lech Walesa, le ceneri dei coniugi Curie furono collocate nel Panthèon assieme a quelle degli altri immortali francesi facendo di Marie Curie la prima donna ad esservi seppellita. Sopra la testa dei due presidenti si leggeva l'iscrizione "AI GRANDI UOMINI DALLA PATRIA GRATA". L'ironia è evidente.
Barbara
Goldsmith
30 - 11 - 2006
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