Marie Curie e le sue assistenti

di Sara Sesti

 

Marie Curie (1867-1934) è certamente la scienziata più conosciuta: ha ispirato testi teatrali, saggi e quattro biografie, risultando ogni volta una donna diversa. La prima biografia, "Madame Curie", è stata scritta dalla figlia Eve-Marie nel 1938 ed è molto edulcorata. La seconda, " Marie Curie", pubblicata dalla giornalista francese Francoise Giroux nel 1981, è interessante, ma un po' carente per quanto riguarda il lavoro scientifico. La terza biografia "Marie Curie. Una vita", scritta dalla giornalista americana Susan Quinn nel 1998, dà spazio sia alla ricerca scientifica che al privato e riesce a comunicare la pienezza dell' esistenza della scienziata, presentata come una donna che ha amato, oltre al suo lavoro, un marito, due figlie e un giovane scienziato e che fu fortemente legata ad aspetti della vita comune, come andare in bicicletta o stare all'aria aperta. Nella biografia "Genio ossessivo" scritta nel 2005 dalla saggista Barbara Goldsmith e pubblicata in Italia nel 2006, l'autrice è particolarmente attenta al suo “mondo interiore” e mette in rilievo gli "importanti e ricorrenti disordini depressivi", spesso scatenati dal lutto o dalla perdita, cui Marie Curie reagiva escludendosi dal mondo per lunghi periodi e concentrandosi ossessivamente su un oggetto.

In nessuno dei testi citati si rileva un particolare interesse di Marie Curie per le colleghe con cui si trovò a collaborare o per le sue assistenti tecniche (rifiutò l'aiuto di una giovane Lise Meitner) e nessuna di loro viene menzionata negli scritti della scienziata. Eppure nel laboratorio Curie, tra il 1904 e il 1934, almeno 47 donne fecero ricerche. Ne parla in modo approfondito Soraya Boudia nel libro "Scienza a due Voci" curato da Raffaella Simili.

Due lavori del 2006:"Tracce di laboratori, il libro delle scienziate dimenticate" , suggestiva mostra dell'artista Claudia Mongini e "Il libro di Blanche e Marie" di Per Olov Enquist, fanno luce su vicende poco conosciute.

Claudia Mongini si propone di "ricostruire in modo fittizio vite di persone all'ombra di una "macchina scientifica“ di prim'ordine" a partire da una ricerca condotta da Marelene e Geoff Rayner-Canham sulle donne impegnate nella fisica nucleare all'inizio del secolo scorso. Lo studio ha rivelato che, tra il 1908 ed il 1910, la fisica Luise Blanquies ha svolto attività di ricercatrice presso l´Istituto diretto da Marie Curie a Parigi e che in questo periodo ha pubblicato due articoli sulla rivista scientifica "Le Radium“ ed alcune comunicazioni su "Comptes Rendus“. Anche di un'altra collaboratrice è rimasta qualche traccia biografica. Si tratta di Blanche Wittman, una giovane che, in precedenza, internata nella clinica parigina Salpêtrière perchè considerata isterica, assunse il ruolo di paziente preferita dell'allora direttore Charcot.




Charcot e Blanche in un esperimento sull'steria alla Salpêtrière

Attiva nel laboratorio dei Curie, Blanche Wittmann vi svolse per 16 anni il compito di assistente tecnica nella purificazione della peckblenda per ottenere il radio. Trascorse l'ultimo periodo della sua vita in ospedale, perdendo, a seguito delle radiazioni a cui era stata esposta, un arto dopo l'altro. Il suo corpo si ridusse ad un torso incatenato ad una cassetta con le ruote. Con la mano non ancora amputata scrisse il Libro delle Domande, in cui racconta la sua storia d'amore-odio con Charcot e il rapporto con Marie Curie, confrontando l' esperienza di esperimenti sull'isteria subiti alla Salpêtrière con quelli fisici eseguiti sotto la guida della scienziata. Il suo scopo era scoprire "la misteriosa natura dell'amore", "la formula chimica del desiderio" per comprenderne felicità e sofferenza e trovare un nesso che gli dia senso.

Nessuna menzione nel diario di Marie Curie per la sua assistente; eppure, la fine della scienziata fu segnata dalla stessa malattia.

 

 

 

 

 

 

9-01-2006

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