GRUPPO PRO-CREATIVO
sull’universo della fecondazione assistita

di Eleonora Cirant, Elena Colle, Maddalena Gasparini,
Claudia Loiacono, Annamaria Medri, Luciana Percovich



Elin Danielson

 

Tre donne che stanno vivendo il tempo di vita dei 50 anni (Maddalena, Annamaria, Luciana) e tre in quello dei 30 (Eleonora, Elena, Claudia): ci siamo riunite martedì 13/01 alla Libera università delle donne, con lo scopo di cominciare a ragionare su quale potrebbe essere il percorso di un gruppo che osi avventurarsi in quel territorio scivoloso e contraddittorio evocato dall’avvento mediatico della legge sulla fecondazione assistita; potremmo con rigore titolistico denominare questo spazio: maternità oggi, questa sconosciuta, oppure, più didattico: dare la vita negli anni duemila: forme, immaginario e corpi.

Sappiamo: la legge sulla fecondazione assistita (la 147) è approvata in via quasi definitiva e grazie ad essa l’embrione acquisisce lo statuto di persona giuridica.

Dopo anni di silenzio-stampa sull’argomento, salvo alcune iniziative partecipate da un numero abbastanza esiguo di presenze femminili (e maschili), ora l’agenda politica delle donne si infittisce di appuntamenti. Abbiamo verificato, calendario alla mano, che quasi ogni settimana qui o là in Italia accadrà qualcosa sulla legge 147. Contro la legge 147.

Il che va bene, significa che non siamo del tutto anestetizzate; il rischio è che le energie si disperdano e che a breve il tutto si sgonfi con un plof. I media avranno riempito le loro pagine virtuali e non, passando all’argomento successivo, mentre noi cercheremo di rincorrere le genti perché si interessino del referendum, delle manifestazioni, della raccolta di firme.

Ci chiediamo quale potrebbe essere un percorso che (accanto alle mobilitazioni in corso d’opera), ci dia la possibilità di approfondire e riempire di contenuto la nostra posizione, anche per poterla meglio articolare nel momento della cosiddetta sensibilizzazione; percorrere il piano dei diritti e della libertà delle donne è opportuno; focalizzare l’attenzione esclusivamente su di esso è un rischio: potremmo accorgerci di camminare su un terreno friabile, perché non sostenuto da una presa coscienza di noi donne - e gli uomini? - su ciò che sta dentro e intorno a questa legge; il sospetto è che rimanere solo entro una logica di contrapposizione di diritti ci escluda la possibilità di esplorare contraddizioni, immaginario, percezione di sé correlate alle molte forme del nascere.

Ci giochiamo, in primo luogo, la possibilità di capire a partire da noi che cosa ci sta accadendo, che cosa sta succedendo ad un Paese che risolve con una legge sadico-repressiva problemi che riguardano l’umano nella sua radice più profonda: l’origine della vita e il confine con la morte; l’invasione della tecnologia nei processi stessi della vita e della morte; la sessualità; la coppia e la famiglia; il desiderio, l’istinto, il sogno, l’amore; la con-fusione di animalità e cultura che caratterizza l’essere umano; il miscuglio di trascendenza e materialità che accompagna l’esperienza del generare la vita (e approdare alla morte); i vincoli necessari in un mondo sbranato dal profitto e dall’appagamento individuale ad ogni costo.

Noi vorremmo mettere sul tavolo tutto questo, dispiegarlo senza il timore di velare dubbi, lati oscuri, aspetti impalpabili.

Le differenze (di età, di orientamento sessuale, di percorso politico), che hanno connotato questo primo gruppo, in questa prima riunione, si sono rivelate subito una ricchezza e una promessa di complessità, di piacere e di scoperta reciproca; chi oggi ha 50 anni e allora ha dovuto capire come controllare la propria esuberante fertilità, si confronta con chi ne ha 30 e dichiara il problema è opposto: desiderare un figlio, una figlia, e non poterla avere; chi iniziava, trent’anni fa, a circoscrivere ed enunciare il problema del conciliare maternità e lavoro, e chi si accorge oggi di rimuovere e spostare a data indefinita il momento in cui accogliere, riconoscere, dare forma al proprio desiderio di maternità; chi coglie, nella tecnologia, l’aspetto di autodeterminazione nelle coppie non eterosessuali, e chi sottolinea come la sessualità e l’amore entrino in gioco, nel desiderio di dare la vita, in ogni tipo di rapporto, sia omo che eterosessuale .

Ragionando, emergono numerosi nodi: le donne giovani oggi sono talmente stressate che spesso hanno il blocco della fertilità, ma sanno proprio tutto sulla contraccezione; la scienza si nutre del desiderio di onnipotenza di chi, governando le tecnologie riproduttive, governa anche i corpi sui quali esse sono applicate; e il desiderio di onnipotenza delle donne, di cosa si nutre? Che cosa pensiamo di una donna che decide di avere un figlio o una figlia fuori dalla coppia (quale che sia)? Il sesso sembra scomparire, in uno scenario dominato dalla macchina e dalla chimica? Perché poi rientra da una delle molte finestre che danno l’accesso ai luoghi profondi entro cui prende forma il desiderio di maternità?

 

La nostra proposta è di dare vita ad un gruppo che, su queste premesse, si incontri in modo continuativo per il periodo di tempo che stabiliremo insieme.

La finalità, che coincide con la pratica, è ri-stabilire gli intrecci appena accennati,  che la contrapposizione legge/non-legge, scienza-natura, etc impedisce nei fatti, spianando la strada a leggi quasi inevitabilmente deleterie.

Un numero minimo di partecipanti potrebbe essere 10, massimo 20; una certa continuità della presenza sarebbe l’ideale per la qualità del confronto.

Immaginiamo una discussione aperta, libera da imbarazzi e da categorie predefinite, nella quale ciascuna abbia la possibilità e il desiderio di esprimersi.

Partiremo da macro-argomenti, alcuni dei quali accennati in questo testo, che saranno introdotti a rotazione da una delle partecipanti. L’avvio della discussione potrebbe essere dato anche dalla restituzione dei nodi emersi dalla discussione precedente, oltre che da spunti (testi, immagini…) fatti girare tra un incontro e l’altro.

Ogni incontro potrà essere registrato e sbobinato.

Quel che vorremo fare poi di questo materiale, lo scopriremo in corso d’opera.

 

Le riunioni si svolgeranno una settimana sì e una no, il martedì alle 20.30, nella sede della Libera università delle donne in Corso di Porta Nuova 32.

 

La prima si terrà martedì 3 febbraio 2004.

 

Per segnalare la vostra volontà di partecipare mandate una mail a remido147@supereva.it