Gruppo di via Ricordi

Le nostre virtù

Pensieri di Caterina Casula


La riflessione sulle "nuove virtù" era stata già fatta da Barbara Mapelli nel suo libro “Le nuove virtù”. Noi quindi abbiamo letto, riflettuto, scritto e discusso seguendolo.

La parola virtù suonava poco accattivante alle nostre orecchie, ma non abbiamo avuto difficoltà a considerare tali l’amore o il coraggio. Per l’umiltà e la dipendenza, la cosa si è fatta più difficile. La distanza, il malinteso ed il tradimento ci hanno proprio messo in difficoltà.

Questo è stato il primo impatto; ci siamo rese poi conto che la ricerca del positivo in tali parole era una provocazione e un paradosso, che ci aiutava a riflettere e a capire quali sono i nostri valori, ad aumentare la nostra consapevolezza, ad individuare cosa per noi è bene o male, a prendere atto del fatto che tutte le virtù, anche quelle che più facilmente possono essere definite tali, possono diventare vizi se eccessive. Allora il tradimento può essere letto come l’accettazione del cambiamento, o la dipendenza come il riconoscimento del diritto di cittadinanza per tutti e via andare.

Abbiamo scritto, parlato di noi e ci sono stati momenti di forti emozioni. Man mano che il lavoro procedeva ci siamo accorte inoltre accorte che, anche parlando di virtù diverse, stavamo esaminando le diverse facce di uno stesso oggetto o forse avevamo tra le mani un filo che si dipanava e collegava tutti i discorsi che stavamo facendo.

La cosa ci è piaciuta tanto che abbiamo voluto continuare, prima come gruppo autogestito e poi di nuovo con Barbara, nei mesi di maggio e giugno. Stavolta non avevamo  un testo da seguire, le virtù erano altre; nuovissime le abbiamo chiamate. Nel periodo autogestito abbiamo ancora riflettuto sulle vecchie e poi preparato un po’ il terreno per le nuovissime. Barbara ci aveva dato i compiti (un nuovo elenco), noi le abbiamo esaminate e ne abbiamo aggiunto altre.

Quella che ci era piaciuta di più è stata la curiosità e da lì abbiamo ripreso il lavoro con Barbara. Stavolta abbiamo lasciato poco spazio alla "maestra" (o lei ne ha lasciato molto a noi). La sua funzione è stata molto socratica. Abbiamo scritto e parlato veramente tanto. Il tempo non ci bastava mai. Sul perdono poi non riuscivamo proprio a finire. All’inizio questa virtù ci sembrava una cosa un po’ rancida, melensa, per alcune inconcepibile. Poi siamo arrivate a parlare del perdonare l’imperdonabile, la shoà, gli uomini e le donne, Amos Oz, e chi più ne ha più ne metta.

 

Il libro può essere acquistato presso l'Università delle Donne e presso la Libreria delle Donne di Milano

oppure ordinato scrivendo a universitadelledonne@tin.it
 



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