Le donne sono non-violente?

di Liliana Moro

 
partigiane modenesi

 

Uno dei tratti con cui normalmente si caratterizza il femminile è la “pacificità”, il rifiuto della violenza che viene considerato proprio della “natura” della donna. Così come, simmetricamente, il gusto per la violenza e l’amore per la guerra sarebbe connaturato al maschile.

Un concetto ripetutamente espresso dai nostri ‘pensatori’ pubblici: da Giovanni Papini (che nei primi anni del 900 scriveva qualcosa come “amiamo la guerra con tutto il nostro cuore di maschi”) ai più recenti editoriali di Giuliano Ferrara.

Negli incontri della Libera Università delle Donne di Milano abbiamo provato a interrogare questo elemento e ci siamo rese conto che le cose cambiano notevolmente se dall’immagine astratta di ‘Donna’ si passa alle donne concrete, che operano nel mondo reale.

Abbiamo visto le molte figure di intellettuali che hanno impegnato la loro vita a difendere la pace e a combattere la guerra. Come

la pittrice Käthe Kollwitz
la fisica Freda Wuesthoff
la scrittrice Bertha von Suttner
la chimica Clara Immerwahr

Ma oltre a biografie esemplari abbiamo visto anche come in momenti di forte conflittualità e di vera e propria guerra civile, come è stata la resistenza, moltissime donne italiane si sono mosse per costruire la pace, come ha ben ricordato Laura Coci Guerra alla guerra: le donne nella Resistenza italiana.

D’altra parte le guerre contemporanee ci hanno scosso profondamente per il ruolo che alcune donne vi hanno giocato nell’esercitare una violenza uguale a quella dei loro colleghi maschi: soldati o attentatori suicidi. Le torturatrici di Abu Ghraib ci hanno ricordato quelle dei lager e ci hanno interrogato in modo più ampio sul ruolo delle donne nella storia. Ne è nato un dibattito in rete:

Dibattito sulle donne kapò

La scossa provocata dalla guerra in Iraq ha mosso in profondità e ci ha portato a aprire degli interrogativi sul nostro sistema democratico e sulla violenza che si trova nel suo cuore.

Già nel momento fondativo: è nato sull’esclusione delle donne dalla scena politica, con la messa a morte di Olympe de Gouges, ghigliottinata nel 1793 da parte degli uomini della rivoluzione francese perché Olympe dirigeva un club di sole donne, per le quali rivendicava gli stessi diritti “dell’uomo e del cittadino”.

Abbiamo raccolto diversi interventi sulla guerra.  Molte donne non si sono sottratte alla riflessione sollecitata dalle tragiche realtà in cui ormai siamo profondamente coinvolte, anche se viviamo lontano dai luoghi delle esplosioni quotidiane.

Pensieri di donne sulla guerra

Riflessioni, analisi, interrogativi rappresentano un lavoro in profondità che esige coraggio e rigore. Niente di spontaneo, istintivo, naturale come pretende la visione duale della violenza appannaggio degli uomini e della dolcezza connaturata alle donne. Che poi diventano le prime vittime “domestiche” della violenza maschile.

Amore e violenza

Il lavoro per costruire la pace è lungo, faticoso e parte proprio dalla messa in discussione della nostra quotidianità, di quanto appare ovvio: come i ruoli sessuali, appunto.

 

17/05/2007