Afghanistan, conclusione di un progetto
di Annamaria Medri
Nei
mesi di gennaio e febbraio la nostra Associazione per una Libera
Università delle Donne ha presentato e raccolto fondi (7.700
Euro - 15 milioni di lire) per un progetto
di formazione professionale per 160 levatrici (ostetriche) tradizionali,
proposto dell'Associazione Afghana Shuhada,
a Yakawlang, provincia di Bamyan, Afghanistan. 
Di
fronte alla guerra in Afghanistan, alcune di noi hanno modificato la posizione
di totale estraneità nei confronti del conflitto, di diserzione
s'era detto, assunta nel '99 durante la guerra del Kossovo. Per due mesi
nelle assemblee di donne tenutesi con cadenza settimanale presso la Libera
Università delle Donne, si era manifestata la volontà di
non partecipare in alcun modo agli aiuti umanitari nei confronti delle
popolazioni colpite dai bombardamenti e/o dalle persecuzioni nazionaliste.
Per alcune l'estraneità e la rabbia nei confronti della propria
appartenenza alla NATO, all'occidente e all'Europa si era trasformata
anche nella promozione di una campagna astensionista per le elezioni del
Parlamento europeo.
Dopo
l'11 settembre e la previsione di una guerra di "lunga durata",
il cui primo obiettivo era l'Afghanistan, alcune di noi hanno sentito
l'esigenza non tanto e non solo di schierarsi contro la guerra quanto
di vedere quale ragionamento e quale pratica politica poteva aprire contraddizioni
reali all'interno di una situazione stritolante di globalizzazione del
conflitto.
In Afghanistan era evidente l'esposizione delle donne, dei loro burqa,
della loro persecuzione come fonte d'improvvisa giustificazione all'intervento
militare statunitense e alleato. La sofferenza delle donne afgane, la
loro miseria materiale e politica è stata usata come una bandiera/pubblicità
da esporre alla testa delle schiere guerriere compresi i fondamentalisti
antitalebani dell'alleanza del nord.
Il punto era come mettersi a fianco di queste donne valorizzando la loro
capacità di esistere, il lavoro materiale, sociale e politico portato
avanti con tenacia nel tempo, nascosto dal silenzio generale. Insomma
come far emergere sopra le grida e le maledizione della guerra e del terrorismo
la capacità di costruire sopravvivenza e relazioni di cittadinanza
delle donne al di là e al di qua dei divieti e degli usi strumentali.
Abbiamo deciso di costruire un rapporto con la dottoressa Sima
Samar e la sua associazione afgana Shuhada, attraverso l'amicizia
di Evelina Colavita e l'Associazione Omid. Abbiamo
visto in Sima una pratica femminile spesa a favore di donne (scuole, ospedali
e centri d'intervento medico che si occupavano della salute femminile
quando nessuno se ne prendeva cura, costruzione e riparazione di edifici
dell'associazione, sviluppo del reddito ecc.), consolidata sul territorio
(il 40% dei finanziamenti spesi in Afghanistan oltre che presso i rifugiati
in Pakistan), relazioni e mediazioni intelligenti con la regione e la
nazionalità d'origine che permettevano di aggirare e contrastare
i divieti dei talebani e di superare, in qualche misura, il contesto tribale
e patriarcale.
Abbiamo
voluto evidenziare la terribile situazione materna-infantile afghana (muoiono
165 neonati su 1000 nati vivi e 257 bambini su 1000 entro i primi 5 anni,
muoiono di parto 1700 donne ogni 100.000 nati vivi) e, a partire da questa
realtà dura e inaccettabile, creare la possibilità di pensare
un altro futuro investendo sul lavoro e sulla conoscenza di donne che
possono operare nel proprio territorio. 
Abbiamo,
insomma, stabilito un rapporto di senso valorizzando il significato di
quanto già esisteva e continuava ad essere costruito. Ci siamo
accorte che la scelta del progetto offertoci da Shuhada, la promozione
della professionalità di levatrici tradizionali, rimandava ad un'immagine
simbolica alternativa alla guerra: la suggestione e il portato reale di
una possibilità di vita, migliore e più garantita, a fronte
di distruzione e morte. Una legittimità per analogia con la sua
forza ed i suoi limiti.
Ed è in virtù della forza di questo significato che abbiamo
ricevuto consensi perché ciascuna/o a livello individuale, collettivo
e politico poteva costruire propri legami di senso con tale proposta e
poteva gestirla, praticarla, rispetto al contesto di relazioni, di comunità
e di lavoro in cui vive, con tutte le ambiguità e le differenze
del caso. Hanno contribuito all'organizzazione e donato soldi gruppi femministi
e di lesbiche, Collegi delle ostetriche, studenti delle scuole superiori,
una comunità di rete in RCM (rete civica milanese), la cattolica
Pastorale per i giovani di Mantova, il sindacato
l'Orsa di Torino, un giornale di Francoforte in lingua italiana, cooperative
sociali, soci di Cral e molte persone. Un po' come avviene per Emergency
e per l'attività di Gino Strada.
Dato
il buon successo dell'iniziativa, abbiamo deciso nel mese di marzo di
proporre e finanziare un secondo progetto della stessa Associazione per
la formazione di altre 160 levatrici tradizionali in una diversa località
a Behsood provincia di Wardak, Afghanistan.
Ci
siamo anche chieste perché apprezziamo l'esposizione personale
e politica di Sima Samar nel governo di transizione afgano, il suo lavoro
da ministro a fianco di signori della guerra, fondamentalisti ed assassini
della peggiore specie, proprio noi che ci eravamo contrapposte con forza
ai governi di centrosinistra italiani ed europei durante l'intervento
militare in Kossovo. E ci siamo dette che ci piaceva il tentativo di "porsi
in mezzo", di valorizzare l'esperienza di lavoro e di trasformazione
del reale, anche a quel livello, accettando di trattare in una situazione
quasi impossibile mantenendo comunque una identità propria che
si esprime, parallelamente, nell'attività associativa di Shuhada.
Riteniamo
che nell'attuale situazione di conflitto e di contrapposizione frontale,
in cui tutta la forza è nelle mani della sopraffazione, sia importante
tenere aperti le contraddizioni e i livelli di trattativa per immaginare
e trovare momenti di mediazione positivi. Per operare in tal senso è
necessario ragionare e lavorare sull'altro versante del problema quello
legato alla parola, alla mediazione, alla comunicazione per esplicitare
i desideri, i diritti e la forza delle donne affinché emergano
e siano visibili le capacità, non solo di vita, ma di governo delle
complessità del reale da parte delle donne.
Sul
terreno della legittimità per convenzione, sulla tessitura di relazioni
e di confronto, sulla dichiarazione di diritti e la richiesta di visibilità
in quanto donne, hanno operato attivamente le amiche del RAWA e, in Palestina/Israele
come in Europa e in Italia, le Donne in Nero e Lidia Menapace con la Convenzione
contro la guerra. Anche noi dell'Università delle Donne, abbiamo
dato dei contributi con l'appello "Non in
nostro nome" contro l'intervento in Afghanistan, con gli scritti
di Lea Meandri che prefigurano la possibilità di rompere il meccanismo
mimetico tra guerra di oppressione e movimenti di liberazione armati,
con la manifestazione contro l'occupazione israeliana
della Palestina valorizzando possibili spiragli di pace delle comunità
pacifiste israelo-palestinesi.
Il
problema è come far convivere, prioritariamente dentro di noi,
e con le altre donne il lavoro per la sopravvivenza e la vita, come è
nostra consuetudine, e contemporaneamente trovare le parole, gli accordi,
la capacità insomma di rendere legittimo e operativo il nostro
punto di vista sulle diverse vicende del mondo, senza pretesa di egemonia
e senza esclusione reciproca. Questo secondo aspetto è il più
difficile da percorrere perché evidenzia le differenze, impedisce
di tacerle o di superarle puntando su un obiettivo comune, chiede anzi
che si esplicitino proprio nella volontà soggettiva di confrontarsi,
capire e comunicare.
La
guerra dichiarata che continua in Afghanistan, in Israele/Palestina, nelle
Filippine
si sta allargando; sembra imminente un conflitto atomico
tra Pakistan e India: 10 - 16 milioni di morti previsti. "Che rapporto
c'è tra la nostra vita quotidiana e l'orrore che ci circonda ?
Mettere in comunicazione la quotidianità con gli eventi. E' questo
che dobbiamo fare."
Le
donne afgane, organizzate nelle loro associazioni, hanno dimostrato che
è possibile non essere annientate nella nuda vita, una sorta di
esistenza senza desiderio e responsabilità, sono riuscite a costruire,
nascoste dai burqa, usando anche il burqa, momenti di vita individuale,
sociale e di cittadinanza per sé e anche per gli uomini.
A
partire dalle considerazioni esposte, vogliamo ora concludere la raccolta
di fondi del secondo progetto a Behsood e presentare alle persone che
hanno contribuito all'iniziativa, un "resoconto - rendiconto"
su quanto è stato fatto sia qui in Italia sia in Afghanistan.
La
dottoressa Sima Samar ci ha inviato una lettera
a conclusione dell'iniziativa.
Chi ha aderito o promosso la sottoscrizione al primo e al secondo progetto
La
Libera Università delle Donne di Milano è una associazione
senza scopo di lucro fondata nel 1987 da donne coinvolte nei Corsi di
Educazione per gli adulti rivolti alle donne e nelle esperienze dei Consultori
per la salute della donna. Svolge attività di formazione e ricerca,
incontri pubblici su temi di attualità e di discussione critica
e bilancio sul lavoro svolto.
Tel: 02 6597727. Sito Web: www.linda.it e www.associazioni.milano.it/lud/
Omid è un'associazione che finanzia scuole e ambulatori
per profughi afghani in Pakistan e per le popolazioni dell'Afghanistan
centrale e promuove progetti per l'ONG Shuhada della dottoressa Sima Samar.
Tel 0331 54 27 40. e-mail: evcolavi@tin.it
Shuhada è un'organizzazione non governativa nata nel 1989
a Quetta in Pakistan, impegnata nella ricostruzione e nello sviluppo dell'Afghanistan.
Fra i suoi obiettivi ha il miglioramento delle condizioni di vita delle
donne e delle loro famiglie, il coinvolgimento delle donne e delle comunità
locali in progetti di sviluppo, la creazione di servizi per l'educazione
e la salute. L'attività di Shuhada comprende vari settori: 12 cliniche
in Aghanistan, un ospedale in Pakistan, le scuole che hanno ormai più
di 20 mila studentesse e studenti, i corsi per ostetriche e operatrici
e operatori sanitari di base, maestre e infermiere, corsi di alfabetizzazione
per donne adulte, progetti di autofinanziamento per donne fornendo loro
un mercato per i prodotti di artigianato. Sito Web: www.shuhada.org
Crinali è una associazione senza scopo di lucro che si occupa
di ricerca, cooperazione e formazione inter-culturale tra donne. Lavora
a livello nazionale e internazionale per lo scambio, la formazione, la
solidarietà con donne di altre culture, con attenzione alla "nuova
generazione" di diritti umani a partire dallo sguardo delle donne
sulla storia. Tel: 026575030. Sito Web: www.linda.it
Il
Coordinamento Femminile dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani
d'Italia) di Milano, nato nel 1975 è un gruppo di donne della Resistenza,
vuole ravvivare la memoria dei valori e dei diritti conquistati e tiene
aperti spazi politici di democrazia e confronto con le nuove generazioni.
Tel 02 76023372-3.
Il Collegio Provinciale delle Ostetriche di Milano e Lodi è
l'organismo di rappresentanza professionale delle ostetriche. Tel 02 5460
262.
L'Unione Femminile Nazionale è stata fondata a Milano nel
1899 con la finalità si promuovere l'emancipazione salariale, giuridica
e politica delle donne e la realizzazione dei diritti di cittadinanza.
Dal 1993 l'attività è articolata anche in progetti culturali
sulla memoria storica delle donne. Sito Web www.unionefemminile.it
L'ITIS Molinari
è un Istituto Tecnico e Liceo Scientifico-Tecnologico di Milano,
frequentato da circa 1000 studenti.
Alcune donne del Circolo della rosa che ci hanno ospitato nella
loro sede. Il Circolo della rosa è nato a Milano nel 1990 col proposito
di promuovere una libera circolazione del sapere femminile e di essere
anche luogo di relazione, d'incontro e di divertimento. Tel. 0270006265
Sito Web
www.libreriadelledonne.it/Circolo.htm
Il forum Salvadanaio Solidale di RCM (Rete Civica Milanese www.retecivica.milano.it)
nato nel febbraio 2002 come strumento pratico a disposizione della comunità
di Rete si propone di lanciare e accogliere proposte per iniziative di
solidarietà. L'intento è anche di creare relazioni umane
e reali per condividere e portare a compimento i progetti comuni. Sito
Web www.retecivica.milano.it/salvadanaiosolidale
Le classi del Ginnasio del Liceo Classico Parini di Milano, circa
trecento studenti e alcune insegnanti, nella giornata dell'8 marzo 2002.
Il Circolo "La speranza", Soc. Cooperativa, via Roma
81 - Cassina de Pecchi (MI), in occasione della giornata dell'8 marzo
2002.
I soci del Cral rcs libri, via Mecenate 91 Milano, in occasione
della giornata dell'8 marzo 2002.
Il Collegio Provinciale delle Ostetriche di Mantova,
l'Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Mantova, l'Azienda
Sanitaria Locale della provincia di Mantova hanno promosso una raccolta
di fondi e un incontro di presentazione del progetto "Nascere meglio
in Afghanistan" nella sala conferenze del Palazzo Plenipotenziario,
P.zza Sordello 43 a Mantova.
Il Collegio Provinciale delle Ostetriche di Sondrio, via coll.
Alessi. 16 - Sondrio
L'Associazione Casa della Donna di Pisa che si occupa di ricerca,
cooperazione e formazione tra donne.
Sito Web www.comune.pisa.it/casadonna/
La libreria il ponte, via delle Leghe 5 - Milano Sito Web www.ilponte.it
L'associazione l.u.p.e. (lesbiche unite per esprimersi) di Milano.
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