CHI
SIAMO E COME CI SIAMO TROVATE, L'IDEA DI LEA
In
occasione dei suoi numerosi viaggi in giro per l'Italia, Lea Melandri
ha modo di conoscere e prendere contatto con molte ragazze e giovani
donne di diverse realtà femministe... Ad un certo punto, le
viene l'idea di organizzare una giornata di incontro e discussione perché
si possano conoscere fra di loro e insieme, chissà, cominciare
una riflessione politica collettiva.
Originariamente, Lea pensa di proporre come tema centrale dell'incontro
il confronto intergenerazionale nel femminismo, cercando di declinare
questo tema con modalità differenti da quelle fino ad oggi emerse,
a partire dal lavoro di analisi e riflessione di un neonato gruppo femminista
di studentesse dell'Università di Verona che si sono date
nome "Priscilla". Altro obiettivo di Lea sarebbe di stimolare
scambi e possibilità di incontro fisico e politico fra chi lavora
più in ambito teorico-accademico nei Gender o Women
studies e le donne dei collettivi femministi che fanno più
pratica politica sul territorio.
Con questo intento ci incontriamo una prima volta e da subito tra di noi
la discussione si arricchisce di nuovi spunti e stimoli di riflessione
Ma chi siamo noi? Tre di noi sono giovani collaboratrici dei luoghi
storici delle donne che hanno sede a Milano in C.so di P.ta Nuova
32, presso i locali dell'Unione femminile: oltre ad Eleonora che
lavora proprio presso l'Unione, Chiara L. dell'Associazione "Crinali"
e Chiara M. che collabora alla risistemazione degli archivi delle
donne presso la Fondazione "Elvira Badaracco". Le altre ragazze
sono Francesca, ricercatrice sociale e attiva in un gruppo femminista
non separatista di Como, dove vive Sveva, ricercatrice sociale,
Barbara, redattrice di Carta. Il gruppo così formato, senza
preclusioni per altre eventuali e gradite collaborazioni, inizia a lavorare
al progetto poco prima di Natale.
COME
ABBIAMO RIELABORATO LA PROPOSTA:
LA NOSTRA IDEA DI "SCONVEGNO"
Pur
partendo dagli spunti di Lea, alla luce delle nostre riflessioni e di
alcuni pareri delle persone da noi contattate, nei primi giorni di Gennaio,
cominciamo a pensare che non sia saggio e forse nemmeno interessante impostare
l'incontro direttamente sul tema del confronto intergenerazionale. Discutendo
fra noi, emerge la necessità e l'interesse di riflettere sul significato
che diamo al fatto di definirsi "soggettività femministe"
oggi.
Abbiamo pensato questo incontro non tanto o non solo come un convegno,
ma come un vero e proprio momento di incontro e di confronto fisico e
politico tra donne portatrici di esperienze e analisi diverse per provare
a rimette un po' le carte in tavola. Senza rifugiarci dietro le teorie
accademiche o al muro di un passato di pratiche, sforzandoci di metterci
in gioco veramente, di dire anche cose sconvenienti
e di stimolare prospettive dissacranti.
Insomma pensiamo ad uno sconvegno non rituale né, speriamo,
vacuo. Da parte nostra, infatti, riteniamo che la discussione sia tanto
più importante quanto più riesce ad alimentare voglia di
conoscenza e di approfondimento proponendo stimoli di riflessione sempre
nuovi, a partire dal rapporto concreto e complesso che ci lega all'esistente.
Consideriamo significativa la genesi di questo incontro, perché
potrebbe, forse, rappresentare un esempio concreto di collaborazione e
confronto politico diretto fra donne di generazioni diverse non astratto,
ma basato sullo scambio e il riconoscimento reciproco con la finalità
comune di realizzare un progetto concreto che interessa tutte. Anche il
fatto che noi non costituissimo un gruppo pre-esistente, ci sembra possa
essere un aspetto potenzialmente positivo perché ci ha consentito
di confrontarci in modo diretto e diversificato, a partire dalle
nostre differenze e dalle tante cose che ci accomunano, più
che da un'identità politica comune.
Naturalmente, dubbi timori ed incertezze abbondano, ma abbiamo pensato
a questa giornata proprio come ad una tappa di un cammino ancora
da immaginare e costruire, alimentato da una sete di conoscenza e di confronto
e spinto da un desiderio di trasformazione e cambiamento radicale.
Un percorso che, nelle nostre intenzioni, vuole avere l'ambizione di costruirsi
strada facendo, a partire dalla valorizzazione dell'esperienza del
movimento politico delle donne, esperienza- come noto- complessa e diversificata
nelle sue analisi e nelle sue pratiche. Più che dilungarci nell'analisi
di ciò che é stato e di cosa é cambiato rispetto
ad allora, però, ci interessa costruire un percorso per guardare
avanti, per andare oltre. Un oltre e un avanti che non
rinneghino il passato né lo mitizzino, ma che si facciano forza
sulle ricchezze espresse da quell'esperienza e ne individuino i possibili
limiti, per superarli, in un'ottica di trasformazione, in divenire.
Abbiamo pensato, pertanto, a questa prima giornata di incontro come ad
un ambito di discussione che prenda avvio da alcune delle tante domande
che hanno segnato i nostri incontri, impostati sull'analisi delle contraddizioni
che viviamo in prima persona, con l'intenzione di mettere a fuoco i nodi
che ci sembra importante oggi affrontare per far emergere i nostri reali
desideri ed esprimere le nostre potenzialità. Tutto ciò
per non dover riconoscere come autentici bisogni indotti (ma siamo in
grado di distinguerli da quelli reali?) e per non vederci costrette a
seguire percorsi pre-confezionati e funzionali al mantenimento ed alla
riproduzione dello status-quo.
Riteniamo, infatti, molto importante - oggi più che mai - ricominciare
a porci delle domande, perché osserviamo quanto si tenda a dare
per scontati molti aspetti della nostra società, attribuendo loro
un carattere di naturalità ed immodificabilità, mentre a
nostro parere é possibile ripensare cosa é il reale e che
cosa il possibile.
La realtà però é complessa e articolata su molteplici
livelli interconnessi e fra loro conflittuali, si sa, ed occorrono sempre
nuovi strumenti di decodificazione, nuovi studi ed approfondimenti per
individuare pratiche di intervento che siano incisive e vadano nel senso
di una trasformazione.
Ci sembra che le donne, oggi come ieri, ricoprano un ruolo fondamentale
nel campo della riproduzione, non intesa solo dal punto di vista sessuale,
ma anche come riproduzione di capacità umane a livello più
generale: di valori culturali, di educazione, di soggettività.
Capire e conoscere l'ambivalenza (tra accettazione e rifiuto) e quale
potenzialità di trasformazione sono insite in questo ruolo ci sembra
importante.
Le donne della nostra generazione possono effettivamente godere di spazi
di libertà impensabili per le generazioni che ci hanno preceduto:
le conquiste delle lotte delle donne ci consentono oggi di praticare
territori di potere concreto e simbolico. Ma è come se tutti
questi diritti, questa libertà e l'affacciarsi di un ordine simbolico
eteronomo rispetto a quello dominante, avessero intaccato solo la superficie
dello status quo: a macchia di leopardo e con profondità diverse.
I ruoli si sono scompaginati, ma solo un po': nella famiglia come nei
luoghi di lavoro, nella costituzione dell'identità sessuale e di
genere, ma anche dove ciò è avvenuto in modo più
profondo cosa è cambiato concretamente?
Alla soglia dei trenta ci troviamo di fronte a molte porte aperte,
eppure ci sentiamo "incastrate". A partire da questa condizione
- privilegiata sì, ma a quale prezzo - da questa comodità
scomoda di "consumatrici" e di riproduttrici di capitale, fortunatamente,
però, con residui irrisolti e margini di potenziale trasformazione,
proponiamo a voi alcune delle domande che ci siamo poste a nostra volta
e a cui abbiamo provato a dare delle prime risposte. Vorremmo confrontarci
con altre teste e altre esperienze, proprio a partire dalla convinzione
che sia la riflessione politica collettiva lo strumento più utile
ed efficace per pensare, progettare e cominciare a praticare il cambiamento.
In primo luogo, ci é sembrato significativo domandarci cosa significa
discutere di soggettività femminista oggi: ci sono differenze
dalla soggettività di donna? Quali le sue peculiarità e
le sue pratiche? E, soprattutto, la soggettività femminista oggi
risulta accettante rispetto al sistema dominante - patriarcale,
capitalista e globalizzato - o é una soggettività che si
sente ingabbiata e ristretta in esso? Ha senso parlare di una soggettività
femminista collettiva, oppure no...?
Che relazione c'è tra la nostra libertà e il nostro potere?
E che cosa sono libertà e potere? Questi due concetti ricorrono
spesso nelle riunioni del nostro piccolo gruppo.
Che cosa significa avere una libertà o un potere se sei donna nella
società e nell'economia del libero mercato? Cosa è accaduto
quando le donne hanno ottenuto più potere nella sfera pubblica
- tradizionalmente maschile - e nei luoghi di lavoro?
Noi pensiamo che sia necessario avere potere per cambiare le cose: ma
è sufficiente? Cosa bisogna continuamente ridefinire per incidere
realmente sulle modalità con cui si produce e si pratica
il potere una volta che lo si ha?
La libertà sessuale? Quanto è vissuta come possibilità
di agire liberamente la propria identità sessuale, i propri desideri
e quanto è stata ridotta a mercificazione e consumo, come ogni
altra forma di scambio umano? Quale potere è dato alle donne dal
desiderio del corpo femminile da parte dell'uomo? Quanto ne siamo coscienti
e come ne facciamo uso e quanto ci rende complici dell'uomo proprio nel
vivo di quegli stereotipi che vorremmo abbattere?
E la libertà di concepire liberamente secondo il nostro desiderio:
come ce la gestiamo? C'è veramente?
Quanto le nostre nuove libertà e le nostre antiche schiavitù
sono funzionali al capitale?
Diciamo Capitale non intendendo un'entità astratta,
un nemico visualizzabile in un limitato gruppo di persone o in una classe
sociale, ma un sistema di valori e di comportamenti, una civiltà,
un sistema di produzione e di riproduzione, non una condizione naturale,
ma un dominio formante desideri, bisogni, modelli di riferimento che -
volenti o nolenti - ci appartiene, pur facendoci stare male e scomode.
Ve la sentite anche voi questa cappa? Elaborate e praticate anche voi
forme di resistenza che si esplicano nel proprio microcosmo, in scelte
di vita, in piccoli gesti quotidiani? Avete anche voi voglia di andare
oltre? Noi abbiamo voglia di confrontare queste "strategie
di sopravvivenza" e dare loro una dignità politica e un orizzonte
di praticabilità comune, perché riteniamo che resistere
e/o omologarsi siano entrambe reazioni obbligate ad un sistema esistente,
mentre ci piacerebbe spostare l'azione sul piano di un cambiamento collettivo
e concreto.
A partire da questi interrogativi e considerazioni, vorremmo confrontarci
con voi, con un approccio non ideologico né vittimista, ma volto
ad un percorso di ricerca continua di quella forza potenziale che una
soggettività femminista, secondo noi, può esprimere e dei
modi in cui può corrodere le logiche di mercato e di potere
esistenti.
Con un occhio al passato e uno al futuro, ma radicate in un presente che
non ci piace e che vogliamo provare a modificare, ci auguriamo e auguriamo
a voi buon viaggio!
Per contattarci:
sconvegno@tiscali.it
www.unionefemminile/sconvegno/
Eleonora
Cirant
Chiara Lasala,
Sveva Magaraggia
Chiara Martucci,
Francesca Pozzi
Barbara Romagnoli
Le
associazioni che sostengono l'iniziativa:
Associazione
Crinali
Fondazione Elvira Badaracco
Associazione per una Libera Università delle donne
Unione Femminile Nazionale
Ringraziamo
l'Unione femminile per la disponibilità della sala
Quali
soggettività femministe oggi...
Gli
esiti dello sconvegno
A
Napoli- novembre 2003
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