Suggerimenti per donne clitoridee

Il rapporto con la maternità e la riproduzione, e quindi in negativo anche quello con l'aborto, si può chiarire solo attraverso la ricerca di una sessualità non segnata dall'uomo, approfondendo con l'analisi del rapporto uomo-donna, comprendendo i motivi e le dinamiche per cui si resta incinte, pur dovendo poi partorire.

Verifichiamo sempre più spesso non solo sfiducia ma anche il rifiuto delle donne nei confronti degli anticoncezionali, in particolare della pillola, che appare un contratto a vita stipulato contro il tuo corpo, contratto che condiziona e stravolge i ritmi, i tempi del tuo piacere e che costituisce una pressione psicologica verso il rapporto vaginale.

Avere il controllo sul proprio corpo per noi significa scoprirlo, conoscerlo, ascoltarlo, interpretarlo, restituirgli i modi, i tempi, i desideri che gli sono propri. In questa ricerca ci siamo accorte che avevamo abdicato alle nostre esigenze e ai nostri desideri sessuali, magari prima ancora di lasciarli affiorare, per far fronte a quelli dell'uomo più urgenti, più precisi e definiti dei nostri.

A febbraio entra in vigore la legge nazionale sui consultori pubblici: noi li vogliamo come quelli che stiamo sperimentando. Il consultorio deve essere la sede politica per un reale momento di incontro tra noi donne, per assemblee sulla nostra salute, la conoscenza del nostro corpo, la riappropriazione della nostra sessualità e per organizzare su questi e altri aspetti della nostra oppressione, obiettivi di lotta comune. Riteniamo che i consultori per i problemi della coppia, quali li prevedono gli attuali progetti di legge, siano una scelta politica che ancora una volta sancisce l'identità coppia-famiglia, all'interno della quale storicamente si perpetua il primo sfruttamento della donna, quello sessuale, comprensivo dell'oppressione più globale. Per questo vogliamo che i consultori pubblici siano della donna per la donna.

Un discorso sulla donna è necessariamente un discorso sulla famiglia e sul modo in cui la donna vive dentro questa istituzione. La donna è sempre messa in relazione con l'uomo al quale essa fornisce lavoro domestico come moglie come madre come figlia, come sorella. Anche la sessualità ci viene concessa solo dentro l'istituzione famigliare, incanalata nella procreazione. Dentro la nocività del lavoro domestico c'è anche la violenza della maternità non scelta, dell'aborto, i rischi e le conseguenze della gravidanza, la violenza del parto, la continua disponibilità fisica e psichica che siamo costrette ad avere con i nostri figli 24 ore su 24 in 60 mq.

Non vogliamo più padroni sul nostro corpo

Il piacere imposto dall'uomo sulla donna conduce alla procreazione ed è sulla base della procreazione che la cultura maschile ha segnato il confine tra sessualità naturale e sessualità innaturale, proibita o accessoria e preliminare.

L'uomo sa che il suo orgasmo nella vagina la donna lo accoglie più o meno coinvolta emotivamente e psicologicamente. Sa che in conseguenza di questo la donna può restare incinta contro la sua volontà. Ugualmente l'uomo fa l'amore come un rito della virilità e alla donna accade di restare fecondata nel momento stesso in cui le viene sottratto il suo specifico godimento sessuale.

Godendo di un piacere come risposta al piacere dell'uomo la donna perde se stessa come essere autonomo, esalta la complementarietà al maschio, trova in lui la sua motivazione di esistenza.

La vagina è quella cavità del corpo femminile in cui, contemporaneamente all'orgasmo dell'uomo, inizia il processo di fecondazione. Nell'uomo dunque il meccanismo del piacere è strettamente connesso al meccanismo della riproduzione, nella donna meccanismo del piacere e meccanismo della riproduzione sono comunicanti ma non coincidono.

L'uomo ha lasciato la donna sola di fronte a una legge che le impedisce di abortire: sola, denigrata, indegna della collettività. Domani finirà per lasciarla sola di fronte a una legge che non le impedirà di abortire. Ma la donna si chiede: per il piacere di chi sono rimasta incinta? Per il piacere di chi sto abortendo? La donna adesso riflette: se è stato nel modello sessuale imposto dall'altro, dall'uomo, che essa ha sfidato il concepimento, allora è stato l'uomo a sfidare il concepimento sul corpo di lei. Il concepimento dunque è frutto di una violenza della cultura sessuale maschile sulla donna, che viene poi responsabilizzata di una situazione che invece ha subito. Negandole libertà di aborto l'uomo trasforma il suo sopruso in una colpa della donna.


Citazioni tratte da

Lessico politico delle donne, a cura di Manuela Fraire, Fondazione Badaracco-Franco Angeli, Milano 2002

Lea Melandri, Una visceralità indicibile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne , Fondazione Badaracco-Franco Angeli 2000

Luciana Percovich, La coscienza nel corpo. Donne, salute e medicina negli anni Settanta , Fondazione Badaracco-Franco Angeli 2005

Carla Lonzi, La donna clitoridea e la donna vaginale , Rivolta femminile, Milano 1971


articolo apparso su Queer, inserto di Liberazione del 17/02/2008