Nicolas Witkowski, Troppo belle per il Nobel

di Liliana Moro



La consegna del Nobel a Rita Levi Montalcini

Hoc erat in votis Si attendeva un libro così. Nicolas Witkowski è uno scienziato e storico della scienza che ne ripercorre la storia rilevando quanto le donne vi siano state presenti. Uno spostamento di sguardo che permette di vedere non tanto e non solo la loro sistematica cancellazione, denunciata ormai da tempo dalle ricercatrici, scienziate e storiche, quanto piuttosto di attingere a una globale storia della scienza, che è stata fatta da uomini e da donne.

Siamo oltre la sorpresa delle pioniere che hanno iniziato a scoprire la falsità del pregiudizio che considera donne e scienza due concetti incompatibili. Come scriveva Evelyn Fox Keller: "Mentre la scienza è venuta a significare oggettività, ragione, freddezza, potere, la femminilità ha assunto il significato di tutto ciò che non appartiene alla scienza: soggettività, sentimento, passione, impotenza."
Un pregiudizio sfatato dall’imponente mole di informazioni raccolte nei numerosi, soprattutto all’estero, repertori biografici di scienziate che hanno raggiunto risultati significativi in ogni disciplina scientifica: dall’astronomia alla medicina, dalla biologia alla fisica, dall’antropologia alla matematica.

Qui Witkowski compie un passaggio ulteriore, abbandonando definitivamente la narrazione al maschile, sovente misogina, che ha per lungo tempo caratterizzato le vicende scientifiche.
Vengono così in evidenza i segni lasciati in molte scienze da una lettura che ha coperto con un’interpretazione “di parte” i vuoti di informazione. Ad esempio sull’origine dell’umanità: “la preistoria, nata nel XIX secolo, ha trasferito con grande naturalezza nei magdaleniani la mentalità dell’epoca. La signora Cro-Magnon rigava dritto, sottomessa al marito, i bambini imparavano a scrivere sui muri e tutti, la domenica, andavano a pregare in fondo a una grotta ornata a festa: si era appena inventata la religione.”

Si vede qui che lo stile del libro ne è pregio non secondario, tanto più per un tema, come la scienza, sovente circonfuso da un’aura di sacralità. Ironia e la freschezza rendono assai piacevole la lettura anche ai non specialisti.
Altro pregio indubbio è la vasta mole delle informazioni che riesce, con leggerezza, a fornire. La rilevanza delle scienziate emerge dalla fitta tessitura di relazioni in cui operarono e di rimandi culturali in cui sono inserite.

Come nei ritratti di Mary Sommerville, che con un tratto sapeva rendere la personalità, non solo il pensiero, dei grandi che incontrava, Witkowski colloca cultori e cultrici di scienza, filosofia, letteratura nella quotidianità e nelle passioni che li hanno attraversati.
Il sogno di una realtà sconosciuta che abbacina come la lumescenza del radio, desiderio e dannazione, non solo per Marie Curie.
La ricerca di felicità sottesa alla vita di Sofja Kovalevskaja che “imparò la matematica attraverso la contemplazione” delle pagine del trattato di calcolo differenziale che era stato usato per tappezzare la sua cameretta e ne ebbe quindi una visione creativa. Una visione consona alla natura di una disciplina che ”mettendo da parte la caricatura scolastica che la rappresenta come puro esercizio di logica rigorosa, … è il regno dell’intuizione, del sogno e dell’immaginazione: qualità tipicamente femminili…”

 

Nicolas Witkowski, Troppo belle per il Nobel. La metà femminile della scienza
Bollati Boringhieri, 2008, pagg. 176, € 25

 

La recensione di Natalia Aspesi

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