Risposte alla lettera di Anita Sonego

 

Il 18 novembre Gianna Beltrami ha scritto:

cara Anita
ho letto la tua lettera e condivido la tua amarezza ma non la sua fonte.
Come te rimpiango lo slancio e la forza e i progetti sui quali è nata la nostra associazione ma mi sembrano tempi lontani.
E’ vero che i poteri hanno operato e operano per una disgregazione sociale (basta guardare alle coppie e ora... anche ai sindacati!) e forse la nostra associazione non è esente da questa disgregazione. Le forze (socie) sono sempre meno e si coltivano i propri orticelli.
Personalmente anch'io mi sento responsabile di una scarna e fioca partecipazione alla vita dell'associazione ma devo barcamenarmi con la poca energia che ho e coi malanni dell'età e sono anche un po' demotivata, cerco invano quel progetto comunitario che ci ha fatto nascere e un confronto con quello per sapere almeno chi siamo, cosa siamo diventate e cosa ci ripromettiamo d'essere.
Così non condivido la tua analisi sulla discriminazione che le socie riserverebbero al gruppo lesbico (che è uno degli orticelli), forse si dovrebbe cercare di capire perché in genere manca interrelazione fra i gruppi e le attività dell'associazione.
E, ripeto, condivido la tua amarezza.
Ciao
Gianna

 

Il 19 novembre Maria Grazia Campari ha scritto:


Cara Anita
rispondo alla tua lettera e faccio le mie osservazioni
Personalmente ero assente e lo sarò sempre alle iniziative fatte nel fine settimana.
Considero manifestazione di grande partecipazione politica che mi costa moltissimo essere presente agli incontri di "Corpo e polis" e mi sacrifico per una tematica per me importante assai negletta da tutto il movimento femminista negli ultimi 30 anni, con quali brillanti esiti politico istituzionali in Italia (fanalino di coda dell'UE) non sto a descrivere perché sono sotto gli occhi di tutti.
Dovendo respirare veleni per 4 o 5 giorni date le scelte suicide dei milanesi, tento di porre un freno alla mia asma allontanandomi almeno per 2 o 3 giorni e vedo la scelta ampiamente condivisa essendo i  treni che frequento straripanti di passeggeri
Una indicazione: fare più iniziative nel tardo pomeriggio e sera, meno nei fine settimana.
Quanto alle gay parade personalmente li ho frequentati per anni e ora me ne astengo per 2 segnalati motivi:
1. li trovo inefficaci, ormai, perché sovrastati da un carnevalesco stucchevole e poco efficace rispetto ad una vera rivendicazione di diritti civili (per i quali continuerò a battermi in altre sedi con tutti i diversamente orientati rispetto alla maggioranza);
2. l'adesione al family day della destra cattolica da parte di una parte significativa e molto visibile del movimento gay italiano mi allontana definitivamente: dove non c'è laicità io non posso esserci (e con me, ritengo, le cittadine europee consapevoli)
Per arrivare alla LUD: credo che la tua sollecitazione ad una maggiore con-partecipazione sia giusta e mi impegno volentieri, ma, prego, astenersi dal week end
Con affetto
Maria Grazia Campari

 

Il 19 novembre Franca Fabbri ha scritto:

 

Cara Anita,
mi ha toccato la tua lettera a cui subito rispondo affinché tu non abbia un momento in più per pensare che sia del tutto vero quanto pensi.
Non so delle altre che non erano presenti, ma per quanto mi riguarda vorrei che tu sapessi che il motivo della mia assenza non è certo stata la discriminazione di cui parli nella tua lettera, ma non ci conosciamo abbastanza fra di noi perché tu possa sapere che nel mio animo, per esempio, non esiste nessun sentimento che si avvicini ad alcuna discriminazione per qualunque forma di "diversità".
Me lo ha trasmesso mia madre che, negli anni '50, in un piccolo paese della Romagna, andò di notte a visitare una bimba zingara entrando nella carovana in cui viveva con la sua famiglia per portarle le medicine, e per stare vicina alla madre; nessuno allora avvicinava gli zingari, li si guardava con disprezzo proprio come oggi. Allora fu un gesto da tutto il paese ritenuto scandaloso ma mia madre continuò anche nei giorni successivi e anche in pieno giorno ad entrare in quella carovana che non ho mai dimenticato.
Sono stata educata a rispettare ogni persona e lo faccio con orgoglio perché so che questo è il giusto e mi dispiace molto che tu possa pensare che anche fra di noi ci siano ancora pregiudizi di cui ci si dovrebbe vergognare. Parliamone ancora se questo può aiutare coloro che non hanno avuto la fortuna di avere una madre come la mia.
Franca

 

Il 19 novembre Adriana Perrotta Rabissi ha scritto:

 

Cara Anita,
prima di tutto mi colpisce e mi addolora il senso che dai alla assenza di noi socie, e io tra tante, all'iniziativa di domenica 16, intendo dire senso di complicità con la discriminazione e la censura sociale nei confronti delle lesbiche, anche se amiche alle quali ci lega affetto.
Ancora una volta non posso che ribadire quanto già scritto in risposta a  Donatella  sulla proposta di  una ipotetica iniziativa pro Saviano: una mancanza di adesioni ad una iniziativa specifica secondo me non significa necessariamente   "indifferenza, pigrizia mentale, addormentamento delle coscienze...." o, in questo caso, una consapevole/inconsapevole riserva nei confronti del tema in questione, almeno non da parte di tutte.
Non che non ci possa essere questo da parte di qualcuna intendiamoci, ma una  giustificazione del genere mi sembra semplificatoria.
Qui  parlo per me, non mi sono confrontata con le altre, ma mi interesserebbe molto uno scambio di opinioni su questo.
Allora di che si tratta?
Quando c'è stato il primo incontro di Senza peli sulla lingua, ciclo sulle trasformazioni dell'identità sessuale,  c'erano solo due  (una studente di Chiara con accompagnatrice) donne come pubblico, le/gli altr*  sette/otto eravamo tutte  relatrici, relatori, presentatrici e presentatori dei due video, più te.
Era sera! non è bello viaggiare da sole di notte... siamo stanche.....
Il sabato 8, al Seminario, al quale non ho partecipato, probabilmente c'è stata molta più partecipazione, ma era sabato.
La domenica vanno tutt*  via?
NO di certo, è vero però che continua la tradizione familiare per alcune di vedere figli, parenti, nipoti che altrimenti non si vedono, di festeggiare scadenze sempre familiari..
E qui veniamo al punto per ciò che mi riguarda.
Lo dico senza il rammarico o la nostalgia che accompagna spesso il ricordo del passato: trent'anni, vent'anni fa, i miei impegni familiari (una relazione d'amore e due figli da curare senza aiuti né formali, collaborazioni domestiche, né informali, aiuti familiari) più un lavoro, seppure a metà tempo come l'insegnamento, non mi impedivano di partecipare a due o tre riunioni serali settimanali (sindacato, gruppo di autocoscienza..), manifestazioni...
Certo gli e le amici/he erano solo quell* con cui condividevo interessi politici, e nessun altro; quasi niente cinema, teatro....
Non mi perdevo un'occasione.
Ora non voglio invocare alibi: l'età, che pure conta, la salute (acciacchi, chiamiamoli così ironicamente, doni dell'età), clima generale depresso e deprimente, e via dicendo.
Ma è indubbio che il tempo sembra, a me, fuggire, e purtroppo devo selezionare impegni per non rinunciare a "piaceri", di natura privata, per sostenere il peso dei vari colpetti che la fortuna ci manda addosso.
Volevo dire due parole, e ne ho dette ventimila senza riuscire a esprimere del tutto quello che intendo.
Abbi pazienza.
Ma credi alla mia assoluta mancanza di censura nei riguardi tuoi e delle altre amiche del Gruppo
Un bacio
Adriana Perrotta Rabissi

 

Il 20 novembre Annamaria Medri  ha scritto:

cara Anita,
mi spiace che solo 3 donne etero abbiano partecipato all'iniziativa. se fossi stata a Milano avrei senz’altro partecipato come ho fatto in tutte le occasioni, i convegni e le manifestazioni per
l'orgoglio gay e lesbico. Probabilmente più che indifferenza trattasi di pigrizia di vecchie signore che praticano solo luoghi già percorsi.
Giusto da parte tua indignarsi e mettere in evidenza questa criticità.
Del resto è sempre più faticoso andare avanti nonostante le botte in testa, scuola compresa.
un abbraccio
Annamaria

 

Il 21 novembre il gruppo " Ricordi”  ha scritto:

Cara Anita,
noi, ex di via Ricordi, abbiamo letto e riletto la tua lettera e ti rispondiamo con pari tremore e amarezza.
Amarezza prima di tutto per la separatezza dei gruppi da tanto tempo ormai presente, separatezza che rischia di far perdere alla nostra Associazione la propria identità.
Se la tua amarezza si riferisce alla separatezza e cortese menefreghismo nei confronti  SOLO del gruppo GSL non ci sta bene. Tu sei la Presidente di tutte noi e quindi non puoi non vedere che questo atteggiamento serpeggia in tutta l’Associazione. Ognuno si occupa e si preoccupa del suo orticello…
Quante sono le partecipanti attive? Quante sono le presenti alle assemblee?
Perché?
Per quanto riguarda l’amarezza per la discriminazione, questa non è solo vostra. Tutte per qualche ragione ci sentiamo discriminate non solo Voi. Ancora siamo discriminate perché siamo donne, perché siamo alte o basse, perché siamo bianche o nere, cristiane o mussulmane,… perché… perché..
Ma la discriminazione pesa quanto noi le permettiamo di pesarci. Testa alta e petto in fuori, senza piangersi addosso e avanti, a piccoli passi, ma avanti.
E a questo proposito il parlare di Saviano, per noi è parlare di tutte le discriminazioni, di tutti i diritti negati, di chi vuol marciare e di chi magari vorrebbe ma non può. Non può per i suoi problemi personali, per la sua famiglia, per i suoi figli, per i suoi anni, per i suoi acciacchi o perché ha priorità diverse, ha fatto altre scelte …. in libertà!!! E col vento che tira in Italia pensiamo sia bene parlarne…
Anita cara,
ci dispiace, ma non ci sentiamo di meritare il tuo rimprovero né come amica né come nostra Presidente.
Lo accettiamo come sfogo di un momento di amarezza. Sfogarsi su una spalla amica può far bene per rialzare la testa e continuare e magari migliorare il nostro cammino
Ti abbracciamo tutte
Le ex di Via Ricordi


Al gruppo Anita Sonego ha risposto:

Cara Ginetta, care tutte amatissime di Via Ricordi.
Innanzitutto grazie per avere risposto alla mia che non voleva assolutamente essere un rimprovero ma la partecipazione di una riflessione politica. Mi fa piacere che abbiate scoperto i diritti in occasione di Saviano ma, scusate, e credetemi non è una provocazione , io mi chiedo perché -a proposito di diritti- a nessuna sia venuto in mente di chiedere una assemblea sul problema della violenza sulle donne e sul fatto che loro NON sono solo minacciate di morte ma MUOIONO ogni giorno per mano delle persone che amano o hanno amato.
Altro che mafia! Andate a vedere quanti sono ogni anno i morti per mafia e confrontateli con quelli delle donne morte per mano di mariti, figli, amanti, padri, amici, fidanzati o ex.
Credo che la nostra associazione sia nata per trovare dei modi per darci forza e riflettere sulle ragioni, complicità , ovvietà , per cui la metà del mondo subisce oppressione, è discriminata sul lavoro, in politica, ecc. Perché le donne hanno paura ad uscire di notte e gli uomini invece no ed altre amenità del genere.
Il gruppo lesbico NON è un gruppo a parte (per farvi un esempio domenica scorsa abbiamo venduto  dispense e libri di tutta l'università per più di 100 euri). Tutte siamo iscritte all'Università e 2 di noi fanno parte del Comitato di gestione che è fatto di 8 persone.
Vorrei tanto che questo dibattito tra noi continuasse. Intanto vi ringrazio e sono sempre a vostra disposizione per un eventuale vostro invito al vostro gruppo.
Un bacio e arrivederci al mercatino di natale.
Anita


Il 25 novembre Antonella Nappi ha scritto:

Cara Anita,
le cose che interessano a ciascuna sembrano le più importanti a lei e si dispiace non siano molto seguite dalle altre, è così per tutte. Riguardo alla discriminazione sessuale ci deve essere più sofferenza che per altro se  è così forte il rammarico, lo registro; anche a me fece molto soffrire non essere seguita nella rivendicazione di più compagnia tra donne nel tempo libero e vacanziero, per me era quasi questione di vita o di morte la solitudine del viaggio fuori Milano che non facevo e altre facevano. La realtà dei rapporti è dura e parziale.
Il sesso, l'erotismo, nella mia vita hanno avuto un posto simile allo spazio della zanzara in tutta la Lombardia. Più che deprivata sono stata da questa espressione e piacere. Nella discussione ho scambiato con le donne due parole delle mille dette. Parlare d'amore e di sesso, parlare di erotismo, viverlo...., spero nelle ragazze, spero nel futuro, io non ho visto né detto praticamente niente. Con donne, con uomini. Solo imbarazzo se penso alle donne, solo frustrazione e distanza se penso agli uomini. A volte qualcuno mi è sembrato godibile un momento. Che cosa vuoi da una esperienza così?
Sapevo del e dei film, qualche cosa ho visto e vedo sull'argomento ma comincio solo ora a non sentirmene minacciata nell'identità, d'abitudine evito sia per l'ansia sia per una identificazione che vivo negativamente come emarginazione. Io per madre ho avuto un padre, e l'ho avuto poco, il mio gradimento della figura maschile (nella fantasia o aspettativa ) è alto.
Insomma la vostra lotta mi ha di recente formata, capisco da voi il problema. Quasi una riflessione razionale che fatica a farsi largo nelle mie difese, alcune delle quali io trovo giustificate. Ho molto goduto invece di intellettualità con le donne e con qualche uomo e/o testo, film, quadro, spettacolo.
Umanità: bontà e sensibilità, sapere e riflessione sono stati i godimenti fisici e dell'investimento emotivo, amo le relazioni civili, ragionate tra le donne, e mano a mano che venissero anche con gli uomini. Queste cose per me sono state le grandi conquiste!!!! Queste mi sono importate. Il sesso, sono felice che altre ne godano.
ciao
Antonella

Il 29 novembre Adriana Perrotta Rabissi ha scritto:

Non vorrei davvero che si interrompesse il discorso, anche se solo per lettera, e necessariamente  per tutte le ragioni che io per prima ho esposto nella mia e che altre hanno espresso nelle loro riflessioni, e mi interesserebbe molto sentire altre sull'argomento...
Scrivo sotto l'impressione positiva delle parole di Antonella,  che è l'unica, tra noi, che abbia centrato  il tema, con coraggio, della nostra vita sessuale e erotica.
Io non avevo colto alcun invito diretto a parlare di questo nella lettera di Anita, anche se la cosa ci stava, ma leggere Antonella mi ha riportato improvvisamente allo spirito (non ai tempi perché sono passati  più di trent'anni)  dell'autocoscienza, che in molte rimpiangiamo come pratica politica.
Certo che è stata una pratica della presenza e del piccolo gruppo, e non certo trasferibile in lettere e in rete (!!!!!), ma in mancanza di possibilità di incontri (mancanza di tempo, energie, di momenti comuni)  apprezzo qualche riflessione sul proprio vissuto.

Adriana Perrotta Rabissi

 

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