di Liliana Moro
Margherita Hack nacque a Firenze 12 giugno 1922. Il padre, di religione protestante, lavorava
come contabile e la madre, cattolica, era diplomata all’Accademia di belle arti.
Entrambi insoddisfatti delle loro religioni e chiese, aderirono alle dottrine teosofiche, intrecciando rapporti con un ambiente che sarebbe stato loro di sostegno nei momenti più difficili.
Quando il padre perse il lavoro, per motivi politici (non essere iscritto al partito fascista e simpatizzare per il sindacato), la madre fece la miniaturista alla Galleria d’arte degli Uffizi e la vendita delle sue opere ai turisti costituì un’entrata importante per la famiglia. Non corrisponde all’immagine dello scienziato astratto, fuori dal mondo. Anche la passione per la politica forse rientra in questo lato del suo carattere: l’attenzione alle persone e a chi soffre, e l’impossibilità di tollerare le ingiustizie. E’ sempre stata attenta al contesto sociale e politico ma da quando è in pensione, si è impegnata più attivamente tanto che nel 1993 è stata eletta consigliera comunale a Trieste. Ma l’esperienza di consigliera comunale l’ha delusa, le piace di più lavorare nelle associazioni di base. In “Qualcosa di inaspettato” narra che ancor prima di assumere la carica era stata presa dal “... senso di inutilità che avrei provato a vivere la politica lontana dalle idee e dalle utopie che la dovrebbero animare. Ho sempre aspirato a una politica che vada incontro a chi è più debole, a chi ha bisogno; una politica che migliori la società...” Narra spesso di aver in qualche modo “scoperto” il fascismo da ragazza negli anni del liceo, quando, per effetto delle leggi razziali, vide sparire all’improvviso compagni e professori ebrei. A undici anni Margherita conobbe tra i compagni di giochi, Aldo de Rosa, un ragazzo di due anni maggiore, che sarebbe diventato in seguito suo marito. Ritrovò Aldo dieci anni dopo, nel 1943, all’Università di Firenze, dove frequentavano l’una la Facoltà di Fisica e l’altro quella di Lettere. Si sposarono l’anno successivo e sono ancora uniti. La collaborazione tra loro rappresenta un ottimo esempio di quanto possa essere fecondo il dialogo tra discipline: cosa che contravviene il pregiudizio classico della contrapposizione tra cultura umanistica e cultura scientifica. Un pregiudizio tanto più forte in Italia, dove l’intero sistema scolastico è segnato da questa separazione dove la prevalenza è data alla cultura umanistica, ancora sulle tracce del pensiero di Benedetto Croce, come giustamente sottolinea Hack. nel suo recente lavoro Libera scienza in libero stato (Rizzoli, 2010) Mi permetto di spendere una parola in più su questo tema perché io stessa ho vissuto la ricchezza di questo dialogo e come possa portare a risultati del tutto inattesi lavorando da storica con Sara Sesti, matematica, alla ricerca sulle scienziate, un progetto che ha portato alla pubblicazione di Donne di scienza e poi alle varie edizioni di Scienziate nel tempo, fino all'ultima di quest'anno . Aldo seppe dare veste letteraria alle ricerche di Margherita e la spinse verso la divulgazione: una costante importante almeno quanto l’indagine scientificamente avanzata. La divulgazione è una scelta consapevolmente fatta per la convinzione che il grande pubblico debba conoscere la scienza per poter apprezzare gli investimenti che la collettività fa in ricerca, quando li fa, ovviamente. L’attenzione a un modo nuovo di fare ricerca inizia fin dalla tesi, che fu in astrofisica. Margherita si laureò a guerra finita, nel 1945, con una ricerca sulle cefeidi, una classe di stelle variabili. Il lavoro fu condotto presso l’Osservatorio astronomico di Arcetri, dove la Hack iniziò ad occuparsi di spettroscopia stellare, che sarebbe diventato il suo principale campo di ricerca. La passione per la scienza si è sempre coniugata con l’attenzione alle persone: nei vari laboratori dove ha lavorato si è preoccupata di instaurare un clima di collaborazione “democratica” e di dare spazio ai giovani. Sostiene che le più importanti scoperte si fanno entro i 40 anni, è un dato innegabile della storia della scienza: Einstein aveva 25 anni quando formulò la sua teoria della relatività. Importanti le esperienze all’estero che le hanno permesso di respirare un’aria diversa da quella asfittica degli osservatori italiani. Accompagnata dal marito, trascorse vari periodi fuori d'Italia : collaborò con l’Università di Berkeley (California), l’Institute for Advanced Study di Princeton (New Jersey) dove scrisse un libro con Otto Struve, l’Institut d’Astrophysique di Parigi, gli Osservatori di Utrecht e Groningen in Olanda, le Università di Città del Messico e di Ankara. Ha svecchiato l’astronomia italiana che giaceva in una situazione di seria arretratezza provocata dalle scelte del regime fascista, si consideri che la rivista più prestigiosa di astronomia “Memorie della Società astronomica italiana” era scritta in italiano con abstract in latino. Da notare che in precedenza, alla fine dell’800, l’Astronomia italiana era all’avanguardia tanto che era stata fondata la prima rivista di astrofisica della storia. (da Angelo Secchi, Giuseppe Piazzi e Giovanni Schiaparelli). La carriera scientifica di Margherita Hack si è intrecciata a quella degli astronomi più importanti dell’ultimo secolo. Le sue ricerche hanno toccato diversi settori: ha studiato le atmosfere delle stelle e gli effetti osservabili dell’evoluzione stellare e ha dato un importante contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale delle stelle da 0 a F. I suoi lavori più importanti vertono sulle stelle in rapida rotazione, chiamate stelle ad emissione B, che emettono grandi quantità di materiale e a volte formano anelli o inviluppi stellari, e sulle stelle ad inviluppo esteso. Ha contribuito in particolare allo studio delle stelle di tipo Be, caratterizzate da uno spettro continuo solcato di righe scure. Le sue recenti ricerche includono la spettroscopia, nel visibile e nell’ultravioletto, dei sistemi a stelle binarie, nei quali le due componenti sono così vicine da interagire, e delle stelle simbiotiche.
Libera scienza in libero stato Margherita Hack in questo libro conferma la serietà del suo impegno culturale:
affronta problemi di grande attualità, come la questione della ricerca, dell’università, della scuola e più in generale della cultura oggi in Italia. Riconosce il valore della preparazione scientifica in Italia, tanto è vero che molti laureati italiani ottengono ottime posizioni all’estero e molti ricercatori italiani vincono concorsi x progetti internazionali. Libera scienza in libero stato è anche un testo politico: inizia con la citazione del discorso di Calamandrei del 1950 pronunciato al congresso dell’ “Associazione per la difesa della scuola nazionale”.
E’ un punto particolarmente interessante per le donne, che certo ormai hanno accesso all'istruzione, non subiscono più le discriminazioni del passato, quando era loro vietata l’iscrizione alle università e anche ai licei. Ora le ragazze sono addirittura più scolarizzate dei loro coetanei maschi. Ma la classe dirigente è ancora esclusivamente maschile, c’è quello che è stato definito un soffitto di cristallo, perché invisibile ma solidissimo, che impedisce alle donne di salire in alto, ai vertici delle istituzioni economiche, politiche, culturali. E anche di ricevere compensi uguali agli uomini. Il problema dell’istruzione apre al problema della cultura presente nella società, e qui Margherita Hack scrive delle pagine molto significative sul declino culturale dell’Italia di oggi e in particolare sul problema della diffidenza nei confronti della cultura scientifica. Una diffidenza che si basa anche sulla contrapposizione tra cultura umanistica e cultura scientifica. Un pregiudizio tanto più forte in Italia, (aggiungo io) dove il sistema scolastico, soprattuto alle superiori, è ancora segnato da questa separazione che sottende una prevalenza della cultura umanistica. Si rimane sulle tracce del pensiero di Benedetto Croce e Giovanni Gentile, quel ministro dell’istruzione che nel 1925 diede un poderoso sostegno al regime fascista - consolidatosi proprio in quell'anno con l'assassinio di Giacomo Matteotti - promulgando la riforma da cui è ancora marchiata la nostra scuola. Margherita Hack analizza le varie situazioni in cui la diffidenza verso la scienza ha giocato un ruolo nelle recenti vicende politiche italiane: dalla legge 40 al problema del testamento biologico, ai tentativi di smantellare la legge 194. Situazioni in cui l’iniziativa ecclesiastica è stata molto forte. Della scienza in Italia non è possibile parlare se non a partire dalle figure di Giordano Bruno e di Galileo, cosa che appunto Hach fa in Libera scienza in libero stato e questo inizio illumina la natura dell’indagine scientifica italiana, condizionata dal pesante intervento del potere ecclesistico. La cosa imprevedibile è che nonostante tutto ciò sono esistiti ed esistono pregevoli esempi di donne che hanno lavorato in campo scientifico con limpidezza, libertà e profondità di ricerca. Come la stessa Hack. Questo discorso non è fatto per perorare una causa, per avanzare rivendicazioni a favore di una categoria svantaggiata, le donne non sono panda da proteggere. Il problema è che i pregiudizi, le esclusioni e le forti marcature di genere che predeterminano le inclinazioni degli individui di entrambi i sessi recano grave danno alla società nel suo insieme, che così facendo non può avvalersi di capacità che restano latenti, inespresse. Si creano insoddisfazione individuale da un lato e povertà collettiva dall’altro.
13-11-2010
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