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Rosaura Galbiati, Trame e Tessiture
Liliana Moro

Un titolo strano, su cui mi sono interrogata nel procedere della lettura, finché non ho trovato questo illuminante passaggio:
“Le persone avevano paura di tessiture complesse e racconti intricati riguardo a sé e il mondo, non consideravano seriamente l'introspezione e vedevano come forza correre oltre le paure e come debolezza il ricorso all'analisi. Era vero il contrario. La trama delle vite era fatta anche di dettagli scomodi”
Ecco questo romanzo non ha paura della complessità, offre amplissimo spazio all'introspezione e non teme di fermarsi a osservare e analizzare paure, dubbi, incertezze, atti mancati, disagi, pulsioni, non sempre destinati ad arrivare a un chiarimento definitivo. Tutto ciò applicato a tre personaggi, così che non ci sia uno solo che sia portatore di uno sguardo univoco sul mondo e su di sé. I personaggi che ci conducono attraverso la vicenda, semplice ma anche articolata, vivace, sono due uomini e una donna.
Con due uomini e una donna ovviamente siamo di fronte a un triangolo amoroso, con tutte le complicazioni del caso, aggravate dal fatto che gli uomini sono amici fraterni e la donna estremamente sincera e leale.
I capitoli del romanzo alternano la narrazione delle loro azioni e soprattutto delle loro emozioni, riflessioni, ricordi assumendo via via i tre punti di vista, che tuttavia non sono espressi in prima persona ma da un narratore onnisciente. Questo ci mette in guardia da facili autobiografismi e ci dispone a comprendere che, ovviamente, danno voce tutti alla personalità dell'autrice affrontata da diverse angolature. L'aver prestato un'interiorità autoriflessiva, insicura, in perenne dubbio su di sé ed estremamente rispettosa degli altri, a dei personaggi maschili, rappresenta un punto di interesse. La vicenda è avvincente sia sul piano dei fatti sia, appunto, sul piano dell'evoluzione psicologica dei personaggi e il lavoro di scavo fornisce diversi spunti di riflessione a lettrici e lettori.
Assai rilevante, direi determinante, l'ambientazione storica, che è precisa: siamo nel dicembre del 1990 un momento in cui stavano chiudendosi gli spazi aperti dalla rivoluzione giovanile e femminista, ma i loro frutti erano ancora lì tutti da cogliere, volendo. Quegli anni rappresentano la condizione di realizzabilità, plausibilità di personaggi così profondamente attenti alla loro interiorità e del tipo di relazioni che si instaurano fra i tre.
Il periodo storico è una cornice precisa, rievocata anche attraverso i film, i libri e la musica di allora.
In questo contesto acquista una coloritura particolare il tema del 'tradimento' una parola che viene giustamente analizzata, - come molte altre nel testo- discussa e giustamente rifiutata. Anche se non pienamente esplicitato da Galbiati, appare chiaro che si tratta di un concetto profondamente maschilista, anzi io aggiungo prestato alle relazioni personali da una concezione militare della vita, perché si tradisce la patria, possibilmente in guerra, oppure il proprio signore feudale. Ma se il termine “tradimento” è applicato a comportamenti di una moglie o di un marito, si instaura un parallelo tra la nazione e la famiglia, tra lo stato e gli affetti, appiattendo la complessità delle relazioni umane alla logica binaria di amico/nemico o di un capo e dei subalterni, altrimenti come una libera scelta potrebbe configurarsi come tradimento?
“Aveva fatto l'amore con Massimo, un amico che era stato sincero e che aveva ricambiato con uguale franchezza, sì, perché tutto poteva pensare di come si era comportata e tanti erano gli aggettivi che avrebbe potuto attribuirsi, ma falsa no, quello non poteva dirselo, e nemmeno diversa. Era stata soltanto se stessa”
Assolutamente affascinante l'ambiente : una San Francisco in cui era ancora possibile trovare le tracce della grande stagione Beat, una Florida descritta anche nei suoi ambienti selvaggi, non ancora toccati dal turismo di massa. Meno affascinante ma pur sempre interessante l'altro ambiente: una Milano imbiancata dalla neve (allora ancora si presentava in città) e cosparsa di lucine e vetrine natalizie.
Si avverte bene e si apprezza la sensibilità ambientale dell'autrice che abbiamo conosciuto nella sua trilogia sul selvaggio “Crescere tra oceani”(vai alle letture di Valeria Fieramonte e di Liliana Moro) “Spirito selvaggio. Le stagioni della vita” (vai alle letture di Maria Grazia Longhi e di Liliana Moro) “Il parco degli elefanti” (BookTribu, 2024).
Un pregio a mio parere è costituito dal non proporre un lieto fine, non c'è il raggiungimento di una meta, anche se si viaggia molto, e infatti la conclusione – che condivido - è aperta:
“Forse la vera felicità nasceva dalla consapevolezza”
Rosaura Galbiati, Trame e Tessiture
Transeuropa, 2025, pagg. 258, €22
25-10-2025
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