«Vision»,
la filosofa ribelle di Margarethe von Trotta


di Mariuccia Ciotta


foto dal film

 

Filosofa, scienziata, scrittrice, poetessa e musicista, Hildegard von Bingen, badessa benedettina, tra le figure più rilevanti della cultura tedesca del Medioevo. Chi se non Margarethe von Trotta poteva rievocarla e farne un’eroina moderna?
Vision, passato ieri in concorso al Festival di Roma, è un progetto elaborato negli anni ’80 dalla regista del nuovo cinema tedesco (Il caso Katharina Blum, ’75, Anni di piombo, ’81, Rosa Luxemburg, ’85, Rosenstrasse, 2003) e mette in scena la visionaria dell’anno mille con l’intensità espressiva di Barbara Sukowa, la sua attrice cult.
Dietro il mantello da madonna, corazza contro il mondo dei poteri ecclesiastici, si sprigiona la forza di Hildegard, seducente e liberatoria nella relazione sentimentale (contrastata) con la giovane monaca Richardis von Stade (Hannah Herzsprung) e nella ribellione al clero cattolico.
Von Trotta libera il genere claustrale, racconta leggera e appassionata una «storia d’amore», la sua per Hildegard, che ricambia, mistica e profetica, ma solidamente anticonformista nel convento di Disibodenberg.
Non piace ai prelati la sua creatività «demoniaca », la sua «musica inaudita», il linguaggio segreto che riempie volumi e volumi di opere filosofiche, di medicina alternativa, musica, teatro e perfino di studi sul sesso.
Hildegard vorrà un convento tutto per sé e la vediamo costruire insieme alle monache il magnifico «castello» che sarà il monastero di Rupertsberg. Il suo regno, dove inscena opere in costume, circondata dalle sorelle vestite di veli e gioielli, trasgressiva e dominante nelle relazioni privilegiate con nobili e vescovi.
«Nel Medioevo - ha dichiarato ieri la regista nell’incontro con la stampa - dove le donne non avevano il diritto di aprire bocca, ecco che compare una donna che dice: Dio vuole parlare attraverso di me... Questo era un grande dono. Dopo tanti film su donne della storia contemporanea, ho voluto andare nel passato, oggi Hildegard sarebbe una specie di Rosa Luxemburg».


foto dal film


Ma c’è un’altra donna proveniente da un passato meno remoto che Margarethe von Trotta non è riuscita a mettere in primo piano, Hannah Arendt.
I produttori «non sapevano chi fosse», ovvero «la banalità del male» (la buona notizia è che girerà un film di una serie prodotta da Claudia Mori contro la violenza sulle donne).
La censura perseguita di secolo in secolo e di millennio in millennio le agenti del disordine maschile, e viene in mente il caso di Hypatia, astronoma e filosofa di Alessandria, protagonista del bellissimo kolossal spagnolo di Ajandro Amenabar, Agora, presentato a Cannes 2009, distribuito in tutto il mondo tranne che in Italia.
Hypatia fu lapidata dagli integralisti cristiani ed è meglio non farlo sapere al paese del papa.
Le visioni di luce di Hildegard invece strapperanno il velo e la consacrano quasi santa (il processo di canonizzazione, guarda caso, non giunse mai a compimento).
Più superwoman nel film di Margarethe von Trotta, la badessa eccentrica ha una materialità forte, i suoi «contatti divini» sono risolti nella dimensione dell’intuizione e della sapienza,
«Avrei avuto bisogno di un grande videoartista. - dice la regista - Ma non avevamo abbastanza soldi». Allora, è solo un lampo folgorante l’effetto speciale dell’aldilà, poi ritorno sulla terra, tra umorismo, passione e l’intrigo noir del monastero.
Hildegard è assalita da lancinanti mal di testa («anche l’epilessia provoca visioni» spiega la razionalista von Trotta, che assume le teorie del neurologo Oliver Sacks) e vede quelli che gli altri non vedono. Sente anche sinfonie celesti, e mette in scena, cantante d’opera tra le allegre suore, La schiera delle virtù, con tanto di prete-diavolo, il fedele Volmar (Heino Ferch) l’unico che la segue, beato tra le donne, nel monastero di Rupertsberg, in mezzo a una verdeggiante valle.
Una sensualità transgender attraversa il film, nei corpi che sfuggono le vesti pesanti, i baci sulla bocca, la frenesia del monastero come un centro multiculturale, il rapporto di forza con il papato...
Hildegard, la badessa filosofa, sceglierà alla clausura il viaggio, e passerà «all’esterno-giorno» in sella al suo cavallo.
Buona visione.


da il manifesto del 22 OTTOBRE 2009

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