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Libera Università delle Donne

SEMINARI 2021-2022
IL CORPO E LA POLIS

IL FEMMINISMO ALLA PROVA DELLA POLIS



 

Artemisia Gentileschi

 

Seminari 2021-2022

Primo ciclo di tre incontri a cura di Lea Melandri

Tema generale dei tre seminari del ciclo 2021/2022

"La cura da destino femminile a bene comune, imperativo etico, responsabilità collettiva, politica."


La pandemia ha messo in evidenza quello che già sapevamo, ma tendiamo a dimenticare: la nostra dipendenza e interdipendenza, la nostra fragilità e quindi la necessità della cura dall'infanzia alla vecchiaia.
Il compito che oggi emerge con evidenza da un modello di civiltà in crisi è fare della cura il paradigma di una socialità solidale, capace di sottrarre la cura alla privatizzazione, così come alla sua collocazione come ruolo "naturale " della donna, e alla mercificazione che ne sta facendo il neoliberismo.
Partiremo col primo seminario dall'esperienza della cura negli interventi delle case, cioè dalla maternità, per allargare poi lo sguardo alla "comunità di cura", e cura del mondo, negli altri due seminari.

 

1° Seminario – MATERINITA’ FEMMINISTE

Sabato 23 ottobre 2021, ore 14.30/18.00

L’occasione del primo incontro è l’uscita di “Emme Effe. Maternità femministe”, numero monografico della storica rivista DWF interamente dedicato a un tema, la maternità, che paradossalmente rischia di diventare un tabù per le ultime generazioni di donne impegnate nei gruppi e nei collettivi femministi.
Presa – o forse persa – tra normatività e desiderio, l'esperienza della maternità ha bisogno di essere ripensata e rinominata, come pratica soprattutto. “Maternità femministe” è il prodotto di una lunga riflessione nata all'interno della redazione di DWF e condivisa in una "redazione allargata", fatta di donne in relazione personale e/o politica che ha cercato di rispondere ad alcune domande semplici ed essenziali: cosa succede oggi alle donne che diventano madri? E a quelle che scelgono di non diventarlo? O a quelle alle prese con le tecnologie riproduttive? Abbiamo un discorso capace di raccontare i diversi modi in cui si diventa o non si diventa madri oggi?

Intervengono: Sandra Burchi, Federica Castelli, Eleonora Cirant, Chiara Collini, Chiara Martucci
e Lea Melandri,  che introduce e coordina il dibattito.

Sandra Burchi lavora come ricercatrice e docente a contratto presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente le questioni di genere, il lavoro e la precarietà, con un focus sull’esperienza del lavorare da casa nelle professioni della conoscenza. Attualmente si occupa di nuove emigrazioni e di migrazioni qualificate. Da sempre interessata alla teoria femminista, ha collaborato con enti di ricerca e formazione attivi sul tema della politica e della vita delle donne progettando inchieste, percorsi di ricerca e di ricerca-azione. 

Federica Castelli è redattrice di «DWF – Donnawomanfemme» con cui ha iniziato a collaborare dal 2009. Dallo stesso anno fa parte della redazione di IAPh Italia, sezione italiana dell’Associazione Internazionale delle Filosofe. Attualmente è assegnista di Ricerca in Filosofia Politica presso l’Università Roma Tre, dove è anche coordinatrice del Master Studi e Politiche di Genere. Ha fatto parte dei collettivi femministi “Femministe Nove” e “Diversamente Occupate” e del gruppo “Verlan”. È autrice di Comunarde. Storie di donne sulle barricate (2021, Armillaria), Lo Spazio Pubblico (2019, Ediesse), Il pensiero politico di Nicole Loraux (Iaph Italia, 2016), Corpi in rivolta. Spazi urbani, conflitti e nuove forme della politica (Mimesis, 2015).  

Eleonora Cirant è documentalista all'Unione femminile nazionale di Milano. Giornalista, laureata in filosofia e studente di antropologia, ha pubblicato libri e articoli sulle scelte riproduttive dal punto di vista dell'intreccio tra personale e politico, tra cui Una su cinque non lo fa. Maternità e altre scelte (FrancoAngeli, 2012). 

Chiara Collini è un* giovane non più giovane che vorrebbe sette vite in una. Vive e lavora tra le pagine dei libri ed è uno dei gangli della collettiva transfemminista queer Ambrosia. Un figlio la sfida ogni giorno a pensare al futuro ed essere migliore. 

Chiara Martucci, docente e ricercatrice esperta in tematiche di genere e intercultura. Dai primi anni Duemila è attiva in ambito femminista con una riflessione – individuale e collettiva – sulla precarietà di vita e lavoro, a partire dalle esperienze e ambivalenze personali lette in relazione alle trasformazioni delle realtà e degli immaginari contemporanei. I suoi principali interessi sono relativi al dibattito filosofico-politico sui concetti di eguaglianza e libertà e alle nuove forme di inclusione ed esclusione dalla cittadinanza nelle società multiculturali. È autrice della monografia Libreria delle donne di Milano. Un laboratorio di pratica politica (FrancoAngeli, 2008) e curatrice, insieme a Gaia Giuliani e Manuela Galetto, del volume L’amore ai tempi dello Tsunami. Affetti, sessualità, modelli di genere in mutamento (Ombre Corte, 2014). 


Video a cura di Anna Novellini e Liliana Moro

Il seminario

Il dibattito

 

2° Seminario VERSO UNA COMUNITA' DELLA CURA

 

Sabato 13 NOVEMBRE 2021, ore 14.30/18.00

L’oppressione di genere relega le donne al lavoro di cura in forma privata tra le mura di casa della famiglia mononucleare, eterosessuale, monogamica, bianca. Organizzare comunità di cura diviene uno strumento per costruire un’alternativa concreta all’isolamento delle donne nel lavoro domestico, attraverso una redistribuzione della cura sul piano pratico, mentale e psicologico a una dimensione collettiva che inaugura un legame sociale imprevisto tra quelli che il Manifesto della cura definisce “estranei come me”.

Su queste premesse, non si tratta di assumere il concetto di comunità come politicamente neutro, ma come terreno di battaglia concettuale che da una prospettiva femminista specialmente inscritta nella storia delle lotte del Sud del mondo, ne affermi i presupposti materiali e teorici non già in un identitarismo statico, ma nelle pratiche aperte di resistenza.

A permettere la costruzione di comunità di cura, teorizzano le autrici del Manifesto, sono le pratiche del mutuo soccorso, la condivisione di risorse, la democrazia di prossimità, gli spazi beni comuni.

Si tratta infatti di comprendere non solo in termini relazionali ma anche spaziali come ripensare la cura a partire dagli spazi in cui le comunità prendono corpo. al di fuori dunque tanto dallo spazio domestico privato quanto da quello pubblico plasmato dall'imposizione alla reciproca indifferenza da una parte o dalla logica del servizio assistenziale, verticale, passivizzante.

Spazi beni comuni come l’Asilo Filangieri di Napoli o la casa delle donne Lucha y Siesta coniugano il ripensamento giuridico degli spazi per le comunità di cura in termini di beni comuni e un orizzonte di “depatriarcalizzazione” delle pratiche politiche.

Su queste basi non è solo un’alternativa pratica a prendere forma, ma un ripensamento della cura e dei suoi soggetti nell’ordine simbolico.

Allo stesso tempo il mutualismo e la democrazia di prossimità ci permettono di ripensare le modalità di organizzazione delle comunità di cura, dove prima ancora del cosa è il come ad essere messo sotto la lente d’ingrandimento e rivoluzionato. Il mutuo aiuto è infatti fondamentale per uscire da una concezione paternalistica della cura come assistenzialismo, che nel microcosmo delle relazioni intime come nel macrocosmo dei rapporti fra Stato e individui (ad es. attraverso un sistema di welfare) non punta a creare autonomia ma rapporti di dipendenza. Il mutualismo, invece, permette di dare forma concreta - anche economica, se necessario - a quell’interdipendenza che è uno dei cardini del Manifesto, presupposto del discorso ma anche obiettivo finale.

La democrazia di prossimità, invece, è l’elemento che riscrive i rapporti gerarchici e le relazioni di potere nell’organizzazione e nella gestione delle risorse, materiali e immateriali, all’interno delle comunità di cura, in un’ottica di sperimentazione continua ancora tutta da indagare.

Intervengono: Gaia Benzi, Francesca Coin, Carla Maria Ruffini, Marie Moïse
e Lea Melandri, che introduce e coordina il dibattito.


Gaia Benzi è redattrice di Jacobin Italia e ricercatrice di storia e letteratura italiana. Attivista dello spazio romano Scup, collabora con diverse testate.

Francesca Coin insegna sociologia all'Università di Lancaster. Si occupa di diseguaglianze. Collabora con Internazionale ed è redattrice della rivista Jacobin Italia.

Marie Moïse è PhD in filosofia politica, redattrice della rivista Jacobin Italia. Traduttrice militante, ha curato per la collana Feminist di Edizioni Alegre la traduzione del "Manifesto della cura" di The care collective (2021). Attivista dello spazio RiMake bene comune a Milano si occupa di progetti di mutuo soccorso per la condivisione del lavoro di cura.

Carla Maria Ruffini insegna presso il Dipartimento di Psicologia dell'Università di Bologna. E' attivista femminista e transfemminista, fa parte del Movimento Non Una di Meno e collabora con il gruppo sulla Depatriarcalizzazione della Reta nazionale dei Beni Comuni

Video a cura di Anna Novellini e Liliana Moro

Il seminario

Il dibattito

3° Seminario Il mondo della cura - La cura del mondo

 

La cura del mondo

Sempre a partire dal “Manifesto della cura”, questo incontro chiude il ciclo di seminari soffermandosi sulla dimensione della cura del mondo. Che cosa significa ripensare la cura fuori dalla sfera privata e dal ruolo di 'naturale' destino femminile, in chiave di responsabilità collettiva che coinvolge umani e non umani? Quali sono le implicazioni di questo passaggio sul piano dell’etica, dell’economia, della politica? E che ruolo possono avere Stato, mercato e movimenti sociali in questo processo? La centralità che la cura ha acquisito di recente nella ricerca e nell’attivismo richiede un’analisi delle sue ambiguità e dei suoi limiti, come anche delle potenzialità ancora da sviluppare. In questo quadro, il seminario propone una riflessione sui temi della vulnerabilità e dell'interdipendenza - quanto mai urgenti nel contesto della pandemia; sottolinea l’importanza di prospettive ecofemministe e intersezionali e l'urgenza di tenere insieme lavoro, migrazioni, ecologie e tecnologie, come elementi che si intrecciano negli ambiti della cura.

Introduce e coordina Lea Melandri

Intervengono: Maddalena Fragnito, Sabrina Marchetti, Giorgia Serughetti, Miriam Tola

 

Maddalena Fragnito è artista, attivista e ricercatrice. Co-autrice dei libri “Cure Ribelli” (2019) e, con Miriam Tola, “Ecologie della cura. Prospettive transfemministe” (Orthotes, 2022). Collabora ai progetti Pirate Care e Institute of Radical Imagination.

Sabrina Marchetti si occupa di migrazioni, lavoro e movimenti sociali, in una prospettiva femminista intersezionale e postcoloniale. Insegna sociologia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha da poco pubblicato “Global domestic workers: intersectional struggles for rights” (Bristol UP) con Giulia Garofalo Geymonat e Daniela Cherubini.

Giorgia Serughetti è ricercatrice in Filosofia Politica all’Università di Milano-Bicocca. Si occupa in chiave di genere di teorie della democrazia e del populismo, politica della cura e giustizia sociale. Autrice di “Il vento conservatore. La destra populista all’attacco della democrazia” (Laterza, 2021), “Democratizzare la cura / Curare la democrazia” (Nottetempo, 2020).

Miriam Tola insegna Environmental Humanities presso Università di Losanna. Conduce attività di ricerca sulle intersezioni tra rapporti di genere, razza e politiche della natura. Co-autrice di “Ecologie della cura. Prospettive transfemministe” (Orthotes, 2022).

Registazione Video

a cura di Anna Novellini e Liliana Moro

 

* La partecipazione è aperta alle socie 2022 della Libera Università delle Donne di Milano

I Seminari si terranno online perciò

sarà necessario iscriversi scrivendo a : universitadonne@gmail.com

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Secondo ciclo di tre incontri a cura di Barbara Mapelli

Molteplici stanze.
Dialoghi e narrazioni, soggetti e movimenti.

Con questo ciclo di dialoghi intendiamo proporre un’analisi storica , a partire dagli ultimi decenni dello scorso secolo fino alla contemporaneità, dei rapporti, altalenanti, convergenti e talvolta faticosi se non conflittuali, tra i femminismi e i movimenti delle minoranze sessuali e di genere. Lo faremo attraverso testimonianze, narrazioni, interpretazioni critiche affidate a diverse generazioni, con lo scopo di disegnare, per quanto possibile, una storia in divenire che, al di là delle criticità indubbie e che al momento segnalano problematiche e aspri confronti, si sviluppa nella capacità dei diversi movimenti femministi di trasformarsi, acquisire nuove culture e analisi intersezionali sconosciute al passato, e le direzioni che il composito panorama LGBTQIA+ va prendendo, anche frazionandosi nelle differenti componenti, e che segna comunque uno sviluppo di attenzioni e rispetto verso le diverse realtà, visioni e modi di essere nel mondo che – a nostro parere – avviano a forme di vita ed etiche nuove.

Gli incontri sono organizzati in collaborazione con la Libreria Antigone e la Casa Editrice Asterisco.

Coordinano Barbara Mapelli, Alice D’Alessio e Mauro Muscio

sabato 19 febbraio 2022 , ore 14.30/18.00

Michela Balocchi
Irene Villa

Registrazioni video
a cura di Anna Novellini e Liliana Moro

le relazioni

il dibattito

sabato 19 marzo 2022 , ore 14.30/18.00

Lorenzo Bernini
Antonia Caruso
Stephan Mills

Registrazioni video
a cura di Anna Novellini e Liliana Moro

le relazioni

il dibattito

 

sabato 9 aprile 2022 , ore 14.30/18.00

Raffaele Bellandi
Giuseppe Burgio
Maya De Leo
Elisa Manici
Giuliana Misserville

Videoregistrazione -Parte 1

Videoregistrazione -Parte 2

 

 

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Seminari 2020-2021

Primo ciclo di tre incontri a cura di Lea Melandri

Tra privato e pubblico, casa e città:

confini che saltano, cambiamenti che la pandemia ha reso più evidenti e necessari,
nelle relazioni, nell’abitare, nell’incontro scontro tra differenze di classe, genere, generazioni.

I Seminari si terranno online sulla piattaforma Zoom perciò

sarà necessario iscriversi in precedenza scrivendo a : universitadonne@gmail.com

 

 

1° SEMINARIO

Venerdì 18 Dicembre 2020 ore 18

Femminismo e città. Pratiche e proposte per rigenerare la polis.

Il rapporto che esiste tra pubblico e privato, tra casa e città, a partire dai soggetti che abitano è da molto tempo al centro delle riflessioni e delle pratiche delle donne. Nel corso dell’incontro ripercorreremo progetti e politiche innovative suggerite da uno sguardo di genere sullo spazio/tempo urbano a partire degli anni Settanta fino ai tempi più recenti, dando voce ad esperienze che, come spesso succede nell’andamento carsico dei femminismi, sembrano essere state archiviate troppo rapidamente.
Seguiremo il filo fino ad arrivare ad oggi, mentre assistiamo ad una sorta di cortocircuito che mette ancor più in discussione il già fragile (e discutibile) confine tra queste diverse dimensioni del nostro abitare, ponendoci numerosi interrogativi e invitandoci a ripensare e ridisegnare altri e diversi paesaggi abitativi.

Intervengono: Gisella Bassanini, Eleonora Cirant

Introduce: Lea Melandri

Le relatrici

Eleonora Cirant
Lavoro come documentalista all’Unione femminile nazionale di Milano, tra libri, archivi, pagine web e multimedialità. Iscritta all’Ordine dei giornalisti della Lombardia dal 2005, collaboro come free lance con blog e testate giornalistiche. Sono laureata in filosofia e dal 2018 frequento la Facoltà di Scienze etnologiche ed antropologiche dell’Università Milano-Bicocca. I miei lavori, insieme alla pratica del femminismo, sono stati negli anni occasione di incontro con giovani e adulti per dibattiti e laboratori sui temi del corpo, della sessualità, delle scelte riproduttive, della violenza di genere. Ho pubblicato monografie e saggi elencati sul sito https://eleonoracirant.wordpress.com

Gisella Bassanini
architetta e insegnante. Da molti anni mi occupo di storia dell’abitare femminile e del contributo delle donne al progetto architettonico e urbano. Tra le mie pubblicazioni: Tracce silenziose dell’abitare. La donna e la casa, Angeli (1990) e Per amore della città. Donne, partecipazione, progetto, Angeli (2008). Nel 2012 ho dato vita all’associazione Smallfamilies (www.smallfamilies.it) dedicata alle "famiglie a geometria variabile" occupandomi in particolare del rapporto tra mutamenti familiari e abitare.

Registrazioni video a cura di Anna Novellini

Il seminario

Il dibattito

 

 

2° SEMINARIO

sabato 16 gennaio 2021 ore 15 - 16.30

Il corpo, la fragilità, la cura: nuove relazioni e nuove forme di abitare la città

Un incontro (spesso) mancato, la relazione fra ambiente e persone fragili.
Le persone fragili costituiscono un ampio insieme di soggetti fra loro diversi per genere, orientamento sessuale, generazione, stato di salute, capacità economica, esperienze personali, cultura, etnia e via discorrendo, che possono vivere situazioni marginalizzanti a partire dall’ambiente antropizzato. Il progetto dell’abitare e dello spazio pubblico (inteso come bene comune) dovrebbe saper rispondere alle esigenze di tutt* coloro che abitano, in una visione strategica ed integrata di interventi che dalla casa si irradiano verso il quartiere, la città e il territorio. In particolare, la discriminazione multipla e intersezionale vissuta dalle donne con disabilità (e non solo) porta un altro sguardo sulla città e sulla casa.

Intervengono: Piera Nobili, Gianna Stefan e Graziella Civenti, Maria Zizza, Giovanna De Lucia

Coordina e introduce: Lea Melandri

Le relatrici

Piera Nobili
architetta libera professionista, presidente del CERPA Italia Onlus (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità), socia delle associazioni ravennati Femminile Maschile Plurale e Libere donne-Casa delle donne. Da sempre mi occupo di inclusione e benessere ambientale per/con persone anziane e persone con disabilità con un’attenzione particolare alle donne.

Giovanna De Lucia
Giovanna De Lucia, psicologa del Lavoro e delle Organizzazioni, Psicoterapeuta Cognitivo-Postrazionalista
La crisi, personale o di comunità, intesa come momento di sofferenza che spesso si manifesta con sintomi (emotivi o collettivi) può rappresentare un'occasione generativa tanto per la vita soggettiva che per i contesti sociali in cui si articola.
Nelle città, come nelle aree rurali, si è visto che è la relazione che cura, rinnova, crea nuove modalità interpretative e fa intravedere nuovi scenari possibili. L'agricoltura sociale e l'innovazione sociale possono essere risposte ai bisogni emergenti, il caso di Masseria Melodoro, gli effetti sul benessere e la qualità di vita dei soggetti coinvolti e l'impatto sulla comunità locale.

Graziella Civenti e Gianna Stefan
promotrici dell'autoinchiesta "Vivere da soli ai tempi del Covid19"
Abitare da soli a Milano
Il numero dei nuclei familiari composti da una sola persona è in aumento in tutta Italia, raggiungendo in città come Milano valori pari a circa il 50% del totale.
L’incontro propone una lettura del fenomeno adottando il punto di vista delle donne e soffermandosi su come questa condizione sia stata vissuta nel tempo del coronavirus

Maria Zizza
Sono sempre di più le ragazze e le donne che scelgono nuove forme di coabitazione. Non si tratta di una scelta obbligata soltanto da esigenze economiche ma di un tentativo di unire la propria indipendenza con nuove dimensioni comunitarie.
Quando la chiusura di alcune attività e il divieto di uscire hanno imposto due mesi in casa, sono aumentate le segnalazioni agli sportelli antiviolenza ma anche le richieste di aiuto a centri di salute mentale, quasi come se si dovesse scegliere tra una convivenza forzata o la solitudine. Tra le variabili che durante il lockdown hanno avuto maggiore influenza sul benessere psicofisico  troviamo da un lato gli spazi abitativi e il reddito, dall’altro la presenza o meno di altri componenti del nucleo familiare e conviventi.
C’è chi ha sofferto di solitudine, chi della mancanza di uno spazio indipendente, chi di poter fare due chiacchiere in compagnia di una persona faccia a faccia. 
Nuove forme di coabitazione permettono di coniugare dimensione collettiva e spazi privati, comunità e indipendenza. Non solo modelli di cohousing strutturati sul modello scandinavo o statunitense ma anche condomini solidali, occupazioni e convivenze dal basso.

Registrazioni video a cura di Anna Novellini

Il seminario

Il dibattito

 

3°SEMINARIO

sabato 30 gennaio 2021 ore 15 - 16.30


La pandemia ha portato allo scoperto differenze legate all’età, alle condizioni sociali, alle culture, che già c’erano e reso necessario ripensare una città
capace di nuove relazioni, fuori da ghetti, ruoli, gerarchie, disuguaglianze, discriminazioni.

Intervengono: Lidia Cirillo, Marie Moïse, Maddalena Fragnito

Coordina e introduce: Lea Melandri

La strage di persone anziane prodotta dalla pandemia ha reso visibile una condizione di esistenza spesso nascosta dal mito di una vecchiaia privilegiata, che gode degli ultimi diritti di una lontana stagione di lotte vincenti.  E' comprensibile che femministe della terza o quarta età si siano impegnata sia in una critica del negazionismo sia in un tentativo di spiegare i problemi  dell'ultima parte della vita, soprattutto nell'attuale contesto di crisi sanitaria, economica e ambientale. Bisogna anche ricordare che la teoria delle intersezioni comprende, tra le posizioni che determinano una condizione di esistenza, anche la generazione e non solo il genere, la razza e la classe. L'applicazione corretta dell'intersezionalità e una sua rielaborazione nel presente possono spiegare la convivenza dei luoghi comuni contraddittori a proposito della gerontocrazia e, all'opposto, della marginalità delle persone anziane.

Le relatrici

Lidia Cirillo
Nella città attraversata dalla crisi pandemica, le forme di esclusione già in essere acquistano visibilità. I confini del welfare si alzano e mostrano una nuova prospettiva: le condizioni che separano chi ha accesso e chi no producono aree sociali sempre più cristallizzate. 
A partire dalla esperienza di Soprasotto – un asilo nido autogestito nato nel 2013 a Milano per rispondere alla carenza dei servizi educativi pubblici della fascia 0/3 – emerge quanto socializzare la cura di bambini e bambine si trasformi in un presidio contro la ricerca darwiniana di soluzioni individuali e l'idea della riproduzione sociale come destino di segregazione e sfruttamento delle soggettività più oppresse. Nell’allenamento quotidiano di una pratica di redistribuzione del lavoro di cura che il progetto incarna, si coltivano potenziali nuove lotte per l’allargamento del welfare e sperimentazioni pedagogiche ribelli.     

Maddalena Fragnito
attivista culturale che esplora le intersezioni tra arte, transfemminismi e tecnologie, concentrandosi sulle pratiche di collettivizzazione della riproduzione sociale. Al momento è dottoranda presso il Center for Postdigital Cultures dell'Università di Coventry.
Il lockdown ha esasperato le condizioni di isolamento e rischio in cui le donne si trovano a svolgere il lavoro di cura, sia dentro che fuori dalle mura di casa. La linea della razza e della classe ha distinto ulteriormente la condizione femminile. Da una parte c'è chi, in quanto donna, viene predefinita come vocata alla cura e alla maternità per natura - e dunque in grado di svolgere allo stesso tempo il lavoro produttivo e riproduttivo, oppure disposta a sacrificare il lavoro retribuito per quello non retribuito. Dall'altra, c'è chi, in quanto non bianca e non italiana, invece non è riconosciuta nei termini di madre, e quindi privata dei sostegni predisposti per tale categoria (bonus babysitter, congedi parentali), ma è vincolata alla cura e alla pulizia del mondo esterno "bianco",  oppure dispensata dal lavoro senza alcuna tutela nè ammortizzatore  (lavoratrici delle pulizie, colf, badanti). Il trattamento ambivalente delle donne e del loro lavoro, fa riscrive arbitrariamente e a più riprese la categoria di "lavoro essenziale", ovvero quello che non può essere interrotto, dacché la posta in gioco è la stessa riproduzione della vita. 

Marie Moise
La pratica della condivisione mutualistica del lavoro di cura, nelle sue molteplici forme (babysitter e aiuto compiti solidali, centri estivi e doposcuola autogestiti) scavalca i confini dell'isolamento, rimette in discussione le asimmetrie di genere e di razza, e si appropria soggettivamente della categoria di lavoro essenziale.
L'autogestione e la condivisione del lavoro di cura, chiamano in gioco gli spazi urbani per la sua concretizzazione. La rivendicazione degli spazi "beni comuni" assume una prospettiva femminista, perché la rivendicazione della cura condivisa dello spazio e di chi lo attraversa si intrecciano, e l'esperienza dell'autogestione diviene un'occasione per sperimentare e attraversare spazi di autodeterminazione e autonomia. A prendere corpo in questi termini è una forma alternativa a quella dei servizi territoriali e alla loro sempre più diffusa carenza, pensata al di là dello stesso concetto di servizio. Anzichè basato sulla distinzione tra soggetto erogatore e soggetto fruitore del servizio, l'autogestione e la cura condivisa nel bene comune permette al quartiere di definir,e sulla base della propria rete di relazioni di prossimità, i propri bisogni e la risposta più efficace agli stessi. La lunga riflessione dei centri antiviolenza fa scuola: perché un percorso sia efficace, non può essere standardizzato, ma definito da chi lo deve percorrere, a partire da sé, dai propri bisogni, e dalla legittimità - tutt'altro che premessa, bensì obiettivo del lavoro - di avvalersi delle proprie risorse e della propria capacità di agire.

Hanno partecipato alla preparazione dei seminari:
Liliana Barchiesi, Gisella Bassanini, Eleonora Cirant, Giovanna De Lucia, Bruna Orlandi, Maria Zizza, Marina Mariani, Piera Nobili, Silvia Polillo, Chiara Ballesi, Lidia Cirillo, Maddalena Fragnito, Marie Moise.

Registrazioni video a cura di Anna Novellini

Il seminario

Il dibattito

 


Secondo ciclo di due incontri a cura di Barbara Mapelli

 

Generazioni
a cura di Barbara Mapelli e Alice D’Alessio

Due seminari di riflessioni, testimonianze e approfondimenti

 

1° SEMINARIO

sabato 13 marzo 2021 ore 14,30 -18

Coordinano Alice D’Alessio e Barbara Mapelli

Partecipano Enzo Cucco, Marina Piazza, Valentina Pozzi, Alice Redaelli, Monica J. Romano

Registrazioni video a cura di Anna Novellini

Il seminario

Il dibattito

 

2° SEMINARIO

sabato 17 aprile 2021
ore 14,30 -18

Coordinano Alice D’Alessio e Barbara Mapelli

Partecipano: Sara Gandini, Saura Effe (Laura Fontanella), Mauro Muscio

Il seminario

Il dibattito


Il termine intersezionalità sta trovando, recentemente anche in Italia, un riconoscimento e un uso relativamente diffuso. Il suo significato mette a tema e propone all’attenzione la questione del soggetto continuamente definito e nuovamente ridefinito all’interno di plurime collocazioni, sesso, razza, classe, orientamento sessuale e affettivo, generazione ….Propone dunque un approccio conoscitivo che tende a superare un’interpretazione delle differenze centrata solo su quella sessuale, intrecciando le molteplici appartenenze che, se pure temporaneamente e in perpetuo divenire, compongono l’essere di un soggetto.

In realtà la vicenda che precede l’uso della parola intersezionalità e la postura critica che ne deriva, ha radici che si prolungano fino a qualche decennio fa, quando le femministe afro-americane si mobilitarono in una critica al femminismo bianco che si presentava, nella sua presunta universalità, come rappresentativo di tutte le donne.

Il primo documento del femminismo nero americano – citato nel testo di Angela Davis Donne, razza e classe – è del 1977 e chiaramente propone una lezione, di cui Davis è stata tra le prime portatrici, che sta alle origini del termine intersezionalità e ne chiarisce il significato: qualunque movimento di liberazione, per essere veramente tale, deve tenere conto delle storie e delle stratificazioni di esperienze dei diversi soggetti in gioco.

Quest’anno nei nostri seminari Alice e io vogliamo raccontare con le persone che verranno a narrarsi con noi, di un altro fondamentale intreccio, oltre a razza e classe, quello generazionale. D’altronde lei e io siamo un esempio chiaro, e voluto, di due punti di vista differenti, di esperienze legate senz’altro a vissuti diversi e soggettivi ma collocati senza dubbio e motivati anche dalla forbice d’età che ci divide. Come spesso ricordiamo anche pubblicamente io sono stata la sua prof all’università e quel che poi Alice ha scelto per i suoi percorsi di vita, studio e ricerca testimonia in tutte e due l’adesione a una frase che scrisse Maria Zambrano “la migliore fedeltà al maestro è continuare a pensare” (Per l’amore e per la libertà).

E continuare a pensare, agire ed essere può, o forse deve, significare nel rapporto generazionale anche tradire, andare oltre e altrove. E a questo proposito ricordo un’altra frase che mi scrisse sempre una mia studentessa e che allora mi colpì come ora che la ritrovo scritta da lei e sulle pagine bianche iniziali di un testo che leggevamo insieme “l’eccentricità, il nomadismo interiore è ciò che auguro e maledico perennemente nella mia vita, che nei suoi tratti esteriori appare in realtà così tranquilla”. Un riconoscimento e una distanza al tempo stesso: la generazione più vecchia ha trasmesso alcuni strumenti che servono, anche, a metterla in discussione.

Così nel movimento che si identifica - malamente e approssimativamente ma non abbiamo altro che io sappia – con l’acronimo LGBTQIA*, le esperienze e i saperi generazionali si intrecciano alle competenze legate all’essere minoranze sessuali, contribuendo ulteriormente alla complessità del prisma che rappresenta le varie comunità e i soggetti che ne fanno parte o non ne fanno parte.

Dialoghiamo allora su questo intreccio, come sempre affrontando i temi che ci interessano attraverso le narrazioni dirette dei soggetti che li vivono, ne fanno esperienze biografiche e desiderano condividere riflessioni, tematiche di confronto.

Per informazioni ulteriori: barbaramapelli13@gmail.com


 

Per la partecipazione all'intero ciclo di seminari è richiesta l'iscrizione all'Associazione almeno come simpatizzante (€20)

 


Dossier Seminari 2019/2020

Dossier Seminari 2018/2019

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