Sempre discriminate!?!
Discussione sui dati del Rapporto Figlie di Minerva
a cura di Sara Sesti
La recensione della ricerca pubblicata col titolo:
Figlie di Minerva"
curata da Rossella Palomba
ha aperto una interessante discussione
nel sito Il foglio
del Paese delle Donne
da cui nascono i seguenti articoli:
Un diverso ordine di valori
di Sara Gandini
Un passettino avanti o due
indietro
di Donatella Massara
Esclusione o rinuncia?
di Liliana Moro
Non ho fatto carriera
di Anna Pegna
Lavoro soldi potere
di Adriana Perrotta Rabissi
Il brano della recensione che ha dato il là al dibattito è
il seguente:
Quali sono i motivi che vedono le ricercatrici presenti solo
ai livelli bassi della carriera? Un luogo comune li ha sempre attribuiti
al fatto che la scienza è un ambiente così competitivo
da spingere le donne a tirarsene indietro o perché non condividono
i modi di lavorare degli uomini o perché risucchiate dagli impegni
familiari. Il rapporto Minerva mostra invece che i vecchi
stereotipi non reggono alle cifre attuali: non è vero che le
donne sono più assenteiste perché fanno figli: ne hanno
pochissimi e tardi, né è vero che dedicano più
tempo alle cure domestiche: si fermano in laboratorio fino a tardi e
producono lo stesso numero di pubblicazioni dei colleghi. La realtà
è che vengono deliberatamente scoraggiate dal dedicarsi alla
scienza, attraverso precariati più lunghi, paghe più misere
e giudizi più sprezzanti sul loro lavoro. Lo Stato italiano,
nel misurare la bravura femminile e quella maschile, usa ancora due
pesi e due misure: come già riferito, per ottenere promozioni
pari a quelle di un ricercatore, una ricercatrice deve essere 2,6 volte
più brava.
Nella discussione ho aggiunto:
Per capire i motivi della scarsa presenza femminile nella storia
della scienza, le defezioni che si verificano alla fine della carriera
scolastica o gli steccati che incontrano le ragazze nelle discipline
eccellenti con le ricercatrici del Pristem dell'Università
Bocconi di Milano ho avviato dal 1997 una ricerca che ha mostrato, tra
le altre cose, che le donne di scienza sono state spesso presenti da
pioniere in settori nuovi o di frontiera della ricerca ( la fondatrice
dell'ecologia fu Ellen Swallow nel 1870, ma il settore fu classificato
allora come economia domestica; la matematica Ada Byron, figlia del
famoso poeta, nell'Ottocento anticipò i principi organizzativi
del calcolo automatico moderno, le basi dell'informatica...). Quando
però il nuovo campo si consolida, arrivano le istituzioni, il
potere e i soldi, le ricercatrici ne vengono estromesse o se ne
auto-emarginano.
Come interpretare questa scelta ? E' dovuta ad una non accettazione
dei modi del lavoro
maschile? alla scarsa attitudine delle donne alla competizione? o
al fatto che sono ancora molto penalizzate dal diverso carico nella
divisione del lavoro familiare?
Il rapporto Minerva dà un'altra interpretazione, che va a toccare
i meccanismi di selezione interni alla ricerca. Personalmente io credo
chenon si possa generalizzare e che le interpretazioni abbiano tutte
ancora una loro validità
discutiamone.